Sanremo 2017

Il "privato" ammicca al pubblico in cinquanta sfumature d'amore

Nei testi delle canzoni dei Big, un mix di politicamente corretto e passioni adolescenziali. Con poche eccezioni

Il "privato" ammicca al pubblico in cinquanta sfumature d'amore

Nel 2009 Marco Masini (L'Italia), un habitué del turpiloquio, sul palco del festival aveva cantato la «solita merda» e l'«Italia che c'ha rotto i coglioni». Nel 1992 Michele Zarrillo, a Sanremo, se l'era presa con la «notte fottuta» trascorsa a vagare, solo e smarrito, per le vie della capitale (Strade di Roma).

Quest'anno il primo, nell'avvitamento sul suo sé («Mi sono incontrato questa mattina cadendo»), il medesimo di cui è parsa soffrire Paola Turci (Fatti bella per te), ha chiuso il suo motivo con un appello: «Non rinunciamo ad amare». Di parolacce nemmeno l'ombra. Il secondo, da parte sua, ha cantato gli ingenui amori adolescenziali di un tempo («mani nelle mani»). Zarrillo ha dichiarato di aver smesso di fumare, e di aver rinunciato a gozzovigliare, per godersi panorami e tramonti; Masini, che «con la nicotina non ho fatto pace» (canta), ha detto (sempre cantando) di aver sposato una visione del futuro un po' infantile.

Ci muoviamo, in sintesi, in un mix micidiale di politicamente corretto, di regressione all'amore adolescenziale, di stupefatti entusiasmi fanciullini mascherati da proiezioni in avanti. Almeno, però, la cover intonata da Masini è stata Signor tenente di Giorgio Faletti, con il suo celebre intercalare (minchia); era il 1994 e allora Faletti, a Sanremo, arrivò secondo. Sanremisticamente scorrette, con l'uno-due («ci piace la patata»; «che cazzo è venuta a fare») assestato dai soliti Luca e Paolo, un paio delle nuove proposte: «Nel mio mare ci sta la merda del mondo» (Braschi); «Sarà un tiro di erba a farti stare una merda» (Maldestro). Il massimo, fra i campioni, è stato «il resto non ci fotte niente». A concederselo Raige e Giulia Luzi.

Il succo delle 22 canzoni dei big, con il perbenismo linguistico, sono le cinquanta sfumature di un amore in tutte le forme possibili. Ad Al Bano una vita sola, da dedicare al suo «amore senza fine», non è sufficiente; non gliene bastano, anzi, neanche due. La donna amata di Ron è l'«ottava meraviglia del mondo», mentre Bianca Atzei, convinta che sia la «volta giusta», si dedica al nuovo lui anima e corpo. Addirittura l'intero universo si è messo ad applaudire Alessio Bernabei e la sua bella, in un motivo dal testo sgangherato: «E non c'è pioggia/ e non c'è vento/ che può spostare l'epicentro/ dei miei occhi su te». Motivo ispiratore i 63 anni di matrimonio felicemente trascorsi dai nonni del cantante; l'amore per la mamma (La prima stella), morta più di trent'anni fa, ha motivato invece Gigi D'Alessio.

Se gli errori commessi da Michele Bravi sono sentimentali, Lodovica Comello ha raccontato gli incontri rapidamente consumati di due amanti, Samuel ha cantato l'auspicio della riaccensione del desiderio al tempo della crisi, Elodie, Giusy Ferreri e Sergio Sylvestre si sono cimentati con una relazione amorosa giunta al capolinea. Per Chiara l'«amore rende sempre tutto perfetto» (Nessun posto è casa mia), ma intanto il rapporto è finito e urge rintanarsi prima del prossimo giro. Aggiunge poco al quadro l'amore benedetto di Fiorella Mannoia, condito da un velleitario messaggio sociale. Meglio l'inno all'amore, contro le violenze domestiche, intonato da Ermal Meta (Vietato morire), che ha imposto la sua cover. A essere picchiata una madre difesa dal proprio bambino, che avrebbe voluto portarla «via di là». Si è concentrato su una bambina, e l'amore di un padre per lei, Fabrizio Moro (Portami via).

Solo l'ordinato caos (inter)linguistico di Francesco Gabbani (Occidentali's karma) e i disgraziati neoscugnizzi fuori di Clementino, nutriti a pane e veleno, sono riusciti a dare un pizzico di vivacità a un festival anestetizzato che, fosse il titolo di un libro, sarebbe questo: «L'amore in tutte le salse. Il prepotente ritorno del privato». Fra amori e amorazzi, voglie e controvoglie (Nesli e Alice Paba), amori parentali e amore di sé.

E a poco sono serviti, per correggere il tiro, i già visti siparietti sulla tragedia e sul dolore, sulla solidarietà e sull'impegno.

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