Cultura e Spettacoli

Quando i migliori svaniscono il dolore è tutto di chi resta

Quando i migliori svaniscono il dolore è tutto di chi resta

«Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo... Subito fui rapito in estasi». L'inizio assomiglia a questo, tratto dall'Apocalisse di Giovanni. Però moltiplicato per milioni di persone. Un attimo prima erano lì, che parlavano, ridevano, piangevano, dormivano. Un attimo dopo sono semplicemente scomparse. Svanite senza un perché. Comincia così The Leftovers la serie firmata HBO appena arrivata in Italia (le puntate sottotitolate in contemporanea con l'America sono partite il 3 luglio quelle tradotte debutteranno in prima serata su Sky Atlantic HD il 17 luglio alle 21,10 seguite da quella in lingua). E poi prosegue raccontato un mondo che deve convivere col fatto che il 2% della popolazione all'improvviso sparisce senza una spiegazione.
La fiction, che conta nel cast anche Liv Tyler, è un adattamento dell'omonimo romanzo dello scrittore italo americano Tom Perotta del 2011 e va a toccare uno dei temi più scottanti della religiosità americana. Con l'ottica di noi europei può apparire strano, ma sono molte le chiese protestanti degli Usa che credono che prima dell'Apocalisse gruppi di eletti verranno “rapiti” da Dio e allontanati dalle violenze che colpiranno il Mondo. Tanto per dire, negli Usa era molto famoso il predicatore Harold Egbert Camping che annunciò svariate volte l'imminente giudizio universale con relativo “Rapimento dei giusti” (tutte le volte però Dio ha lasciato perdere). Ed esiste anche un sito, Rapture Ready, per tenersi pronti all'evento. Anzi c'è chi sostiene che i molti che millantano un'abduzione da parte degli allieni altro non facciano che dare una riverniciatina tecnologica a questo mito.
Ecco che allora la serie è andata a toccare un argomento che negli Usa è molto vivo. E che ha ispirato anche altri libri ed altre serie, come ad esempio la serie dei bestseller di Tim LaHaye and Jerry B. Jenkins, che aveva il non distante titolo di Left Behind e che è stata trasformata in film.
In italia il genere è pressoché sconosciuto. Però The Leftovers può essere interessante anche per un pubblico europeo e italiano. I produttori, Damon Lindelof (quello di Lost) e lo stesso Perotta hanno creato una serie poco millenaristica e molto psicologica. Tutta centrata sullo spaesamento di chi è rimasto sulla terra e non sa perché. Di chi sente di aver perso per sempre qualcosa o qualcuno. Al centro della narrazione, le vicende della famiglia del capo della polizia della piccola cittadina di Mapleton, Kevin Garvey (interpretato da Justin Theroux), che indaga testardamente, dopo tre anni, sulle scomparse e sulle loro conseguenze. I Garvey non hanno subito perdite dirette ma la loro vita è detonata comunque. La moglie Laurie (Amy Brenneman) lo ha lasciato per unirsi alla setta dei «Guilty remnant» («colpevoli rimasugli») persone che si interrogano su quali misteriose colpe li abbiano fatti restare sulla terra. Il figlio John ha invece deciso di seguire un guru messianico di nome Holy Wayne. Solo la figlia più piccola (Margaret Qualley) resta con il padre ed è carica di rabbia.
Ne esce una narrazione scarna e claustrofobica che molti hanno paragonato a Twin Peaks, ma forse è un paragone forviante. Il risultato e che The Leftovers non è una serie facile da seguire. Non ci sono misteri da risolvere o, meglio, ci sono, ma non vengono affrontati. Il ritmo volutamente lento è sostenuto da attori talentuosi ma i dialoghi scheletrici e angoscianti non è detto possano reggere per una intera stagione (nessuno di qua e di là dell'oceano ha visto oltre il pilot e la prima puntata).

Insomma una scommessa, che vale la pena vedere come andrà a finire.

Commenti