Cultura e Spettacoli

Quando Liszt esaltava lo sconosciuto Wagner

Nel 1859 nessuno volle pubblicare il manoscritto sul compositore, che ora vede la luce

Mattia Rossi

«Qui si trova colui che, per primo, mi ha sostenuto con la sua fede quando nessuno ancora sapeva nulla di me, e senza il quale oggi forse non avreste ascoltato una sola nota scritta da me». Bayreuth, 17 agosto 1876: a pronunciarsi con simili parole davanti a una platea di ammiratori riuniti per un banchetto fu Richard Wagner. E il destinatario di quel riconoscente elogio era l'amico Franz Liszt.

Un'amicizia nata nel 1840 quando Liszt, il virtuoso pianista più acclamato d'Europa, e Wagner, un compositore esordiente costretto a guadagnarsi da vivere preparando trascrizioni, si incontrano a Parigi. Ed è proprio grazie al musicista e direttore ungherese che Wagner iniziò a trovare posto nei programmi di concerto. A partire dagli anni '50 dell'800, avviò un'intensa «propaganda wagneriana»: attraverso l'esecuzione delle sue musiche, da un lato, e attraverso l'attività pubblicistica, dall'altro. Da qui nacque, nel 1859, il progetto di un libro dedicato all'analisi di tre opere wagneriane, ma quel libro non vide mai la luce. Probabilmente, a quell'epoca, Wagner era ancora troppo sconosciuto, tant'è che l'editore Levy chiese di sostituire il titolo pensato da Liszt con un altro nel quale non comparisse il nome di Wagner. Lo scetticismo dell'editore, unito a una svolta nella carriera di Liszt che abbandonò Weimar alla volta di Roma per consacrarsi alla musica religiosa, fecero naufragare la pubblicazione.

A rendere giustizia ai due compositori, ha provveduto il musicologo Nicolas Dufetel che, grazie a un manoscritto acquisito dalla Yale University, ha potuto allestire una precisa edizione critica del libro di Liszt e pubblicarlo: Wagner (Il Saggiatore, pagg. 392, euro 38).

A comporre il volume, l'analisi di Tannhäuser, Lohengrin e Il vascello fantasma. L'intento dell'autore è, sì, celebrare Wagner, ma anche esaltare sé stesso e le proprie profetiche analisi: «Più di una cosa che vi era prevista si è realizzata nel corso dei dieci anni che stanno per terminare dal primo articolo sul Tannhäuser», scrive Liszt nell'«Avviso alla stamperia» allegato al manoscritto di Yale.

La musica di Wagner è descritta come pervasa da «un principio di vitalità e di splendore che un giorno le verrà universalmente riconosciuto». Altissimo è, per Liszt, il valore teoretico e il potere catartico della musica di Wagner, un «potere che essa esercita sui cuori risvegliandovi tutta la gamma dei sentimenti umani, la rende capace di incitare le nostre idee, di rivolgersi al nostro pensiero, di far appello alla nostra riflessione... Le sue melodie sono in qualche modo personificazioni di idee; il loro ritorno annuncia quei sentimenti che le parole dette non indicano mai esplicitamente». Accanto alla musica, emerge il Wagner librettista, che è «poeta quanto musicista». Esattamente in questo risiede «l'armoniosa unità delle sue concezioni drammatiche» e il segreto per cui le opere di Wagner acquisiscono «la perfezione letteraria di una tragedia»: «Il genio di questo compositore», scrive Liszt, «gli consente di scrivere da sé il libretto delle sue opere e di essere al tempo stesso il poeta della sua musica e il musicista della sua poesia».

Pagine d'alto lirismo, lessico raffinato, citazioni erudite tratte dalla mitologia, dalla filosofia, dalle Scritture, dalla letteratura fanno di questo libro un testo basilare per la ricerca wagneriana e lisztiana.

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