Cultura e Spettacoli

Quando la tv riesce a fare "letteratura"

Quando la tv riesce a fare "letteratura"

Uno dei migliori scrittori di questo 2018 è autore di un romanzo popolare che supera i generi. Un autore che meriterebbe il Premio Strega per una scrittura che è senza tempo, poetica ma non retorica, malinconica ma non vittimistica. È Domenico Iannacone, autore e conduttore de I Dieci Comandamenti che domenica sera è tornato su Rai3 con la puntata «Pane Nostro»: un'indagine sull'«altra Ilva», quella del maggiore centro petrolchimico in Europa, tra Augusta e Siracusa, esattamente in quei luoghi dove nella mitologia greca le sirene si nascondevano per nuotare e dove oggi ci sono migliaia di morti dimenticati dallo Stato. Durante questa estate feroce di caldo e di tragedie, le repliche de I Dieci comandamenti, mandate in onda la domenica pomeriggio, hanno riscosso un grande successo non solo di tele-spettatori ma di lettori social: una comunità sempre in aumento ha iniziato a dialogare su Facebook su come I Dieci comandamenti siano forse l'ultimo vero baluardo del servizio pubblico della Rai.

Tutto questo grazie alla Letteratura: perché nei reportage «morali» di Iannaccone è proprio la narrazione ad essere vincente. Al di là del montaggio serrato ma che non cede mai al voyeurismo, al centro c'è la parola, c'è il racconto che non mette mai in ombra i temi trattati. Iannacone ha lo sguardo del primo Luciano Bianciardi (quello dei bibliobus tra i minatori della Maremma), ha negli occhi la scrittura del Gadda che lotta contro il «batrace stivaluto», ha il perdono di un Verga ma senza vittimismo. Le sue sono inchieste morali che hanno il candore di Comencini, l'ironia di Ugo Gregoretti, il rigore di Sergio Zavoli (con i tempi e i silenzi televisivi delle interviste de La notte della Repubblica) e la ricerca di temi che avrebbe affrontato oggi Pietro Germi.

Iannacone si sporca le mani, «le mani sulla città» le mostra, in certe inquadrature narrative alla Elio Petri, in quel ricordare una narrativa televisiva che è molto vicina a Leonardo Sciascia. Iannacone sembra applicare al suo modo di abitare le città la lezione proprio di Calvino, dedicandovi «attenzione e apprendimento continui», riconoscendo «chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno».

Proprio per questo I Dieci comandamenti sono il miglior romanzo «letto» negli ultimi anni, un romanzo che merita il Premio Strega, un romanzo che è al di là di ogni ideologia: se non quella di una vita, la nostra, che troppo spesso demandiamo agli altri.

Ed è questo il vero senso de I Dieci Comandamenti: ricordarci che in una società individualista abbiamo dimenticato l'individuo.

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