Cultura e Spettacoli

Quando la vita è diventata insostenibile bisogna ricostruirla con l'«Option B»

La morte del marito, il post condiviso da 400mila persone. E un libro di successo

Stefania Vitulli

Quando nel 2013 uscì Facciamoci avanti (Mondadori), il suo manifesto femminile (non femminista) su come le donne possono coniugare carriera e famiglia, Sheryl Sandberg, era stata da poco nominata da Time fra le 100 persone più influenti al mondo, oltre che direttore operativo da Facebook. Prima era stata vicepresidente vendite di Google e capo dello staff del Dipartimento del Tesoro degli Usa. La fascetta del libro diceva: «Vive in California con il marito e due figli». Ma nel 2015, in una villa di Punta Mita in Messico, quel marito, David Goldberg, 47 anni, cadde dal tapis roulant battendo la testa. Un colpo fatale.

Allora lei è cambiata per sempre. E non vede l'ora di farci cambiare tutti, se abbiamo vissuto una tragedia. Come affrontarne le conseguenze senza rimanerci sotto è la storia che la Sandberg, 47 anni, racconta nel suo nuovo libro Option B (Harper Collins, pagg. 304, euro 17,50, trad. di Valeria Sanna). Scritto insieme a un drago della concettualizzazione pop come Adam Grant - quello di Essere originali. Come gli anticonformisti cambiano il mondo (Hoepli) - Option B raggiunse la vetta della classifica del NYT già nella prima settimana di uscita.

Il titolo nasce un mese dopo la morte del marito, ad di SurveyMonkey, tool di indagini online del volume d'affari da due miliardi di dollari. I due erano sposati da nove anni e al legame sentimentale si aggiungeva il sodalizio professionale. Erano per i media e per i colleghi il modello ideale della coppia di potere della Silicon Valley. Per la Sandberg, il proprio successo veniva dall'aver conosciuto David e identificava il futuro con la vita insieme a lui: quella era la sua Option A, il meglio che le potesse capitare. «L'opzione A non è disponibile. Quindi facciamoci piacere la fottuta opzione B»: così ha commentato il suo dolore in un post condiviso da 400mila persone. Poi quella frase si è trasformata in un bombardamento di poster negli uffici di Facebook a Menlo Park, fino a diventare un mantra.

Ora è un libro (e un sito, a cui ci si può iscrivere, raccontarsi e cercare aiuto) in cui, come accadeva ne L'anno del pensiero magico di Joan Didion, la Sandberg si mette in gioco sull'elaborazione del lutto, incarnando le parole d'ordine del top manager globale di successo e di molti dirigenti: apertura e vulnerabilità. Solo se ci si mostra vincibili e umani e si mette in piazza ciò che accade dietro la porta di casa si catalizza l'empatia universale: l'autrice, che sul tavolo da riunione tiene solo balsamo labbra, pesi, Diet Coke jumbo e un bastone di gomma per la fisioterapia cui si è dovuta sottoporre dopo aver scritto Facciamoci avanti battendo la tastiera solo con gli indici, non tralascia nemmeno un dettaglio nel racconto della morte di David e del recupero dell'equilibrio insieme ai figli. Al suo, seguono altri aneddoti e casi, raccolti da Grant, in cui la resilienza vince sempre, che si tratti di lutto, emarginazione, povertà, frustrazione, ingiustizia. Anche se la battaglia è persa, le storie di Option B intimano di non mollare mai, per risalire. Certo, inutile negare che la risalita dipende dalle risorse a disposizione.

Non tutti per distrarsi possono portare i figli a farsi un lancio di prova sulla Space X, ospiti personali di Elon Musk.

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