Cultura e Spettacoli

Quanti omaggi al poliedrico Bussotti

«Non mi è mai piaciuto pormi limiti: sono ingordo di natura. In tutti noi c'è una propulsione all'azione che può non finire: sei compositore ma anche pittore, diventi poeta e presto regista.» In due righe dense di autoironia, Sylvano Bussotti, fiorentino classe 1931, riassume la sua vita di artista onnicomprensivo, geniale, bizzarro, anticonformista, sperimentatore estremo e provocatore con gusto. Un'eruzione creativa cui Omaggio a Sylvano Bussotti, curato da NoMus per il Museo del Novecento di Milano, rende merito a partire dal 16 maggio con una mostra di manoscritti, bozzetti e figurini (Rampa del Museo del 900). Seguiranno, tra le altre giornate, un convengo (23 e 24 maggio), a cura dell'Università degli Studi di Milano, suddiviso fra la Sala conferenze del Museo e l'Aula K3 del dipartimento di Musicologia di via Noto, e un concerto-conferenza di Carlo Boccadoro (20 giugno). Bussotti è nello stesso tempo Compositore, Pittore, Letterato, Scenografo, Regista, Costumista, Attore, Organizzatore musicale. La sua parabola artistica si inscrive in uno sforzo di sintesi fra tutte le arti, simboleggiato dalle produzioni del Bussottioperaballett. Un'azione spesso fraintesa dallo «scandalo» in anni, come i Settanta e gli Ottanta del Novecento, in cui si affermava, soprattutto nel campo della creazione musicale, la specializzazione come appartenenza a una conventicola autorefenziale di eletti. Al contrario Bussotti ha praticato l'avanguardia più temeraria e libera senza vergognarsi di ammirare in tempi non sospetti Mahler e Puccini, Verdi e Ponchielli.

Di più, vedendoli e sentendoli come suoi contemporanei.

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