Cultura e Spettacoli

Quegli anni di piombo che restano una ferita aperta

"Dopo la guerra" di Annarita Zambrano si interroga sui terroristi scappati dall'Italia e mai pentiti

Quegli anni di piombo che restano una ferita aperta

Da Cannes

Vent'anni. E' il tempo che ci mette il terrorismo di ritorno a battere alla porta di ormai vecchi militanti rivoluzionari fuggiti dall'Italia in Francia, e a chiedere il conto per le loro vite passate. Ma sono ancora le stesse persone? E se invece in quell'arco di tempo sono mutate, restano ancora responsabili per ciò che, in un'altra epoca, hanno fatto e sono stati? A giudicare dal protagonista di Dopo la guerra, il film di Annarita Zambrano in concorso ieri al Cértain Regard, è cambiato tutto e però tutto è rimasto come prima. Ha avuto una figlia, ha intrapreso una carriera di professore universitario, ma continua a ritenersi il soldato di una guerra perduta, e non vuole scendere a patti con lo Stato italiano che ha combattuto. Non si è pentito, né dissociato, non sente il bisogno di pagare per le scelte che lo portarono alla clandestinità e alla lotta armata.

Adesso che un nuovo delitto brigatista, l'assassinio di un professore universitario, lo chiama in causa come possibile mandante, e lo Stato francese che fino a ora lo aveva protetto non lo difende più e si dichiara pronto alla sua estradizione, non resta che fuggire. C'è però con lui la figlia sedicenne, che, pur volendogli bene, di fuggire non ne vuole sapere e di condannarsi a un'esistenza nascosta e in un altro Paese, nemmeno...

Dopo la guerra prende ispirazione dall'assassinio, a Bologna, nel 2002, di Marco Biagi, il professore universitario autore delle legge sulla riforma del lavoro. Un comando delle Brigate rosse Partito comunista combattente, gli sparò alle spalle, per strada. Fu allora che la Francia archiviò la cosiddetta «legge Mitterrand» e accettò l'estradizione per alcuni esuli politici italiani condannati in contumacia. Uno di essi, Paolo Persichetti, è tutt'ora in carcere, un altro Cesare Battisti, fuggì in Brasile dove ancora si trova.

«Inizialmente il mio film si svolgeva tutto in Francia dice Annarita Zambrano - ma poi mi sono resa conto che non potevo evitare l'Italia. Poiché Marco, il protagonista, non si sente colpevole, bisognava che qualcosa della sua colpa non assunta ne prendesse il posto e riguardava la sua famiglia, i ricaschi dolorosi che quella scelta, nel passato come nel presente ha avuto sulla sorella, sulla madre...». A interpretarlo è un sobrio quanto convincente Giuseppe Battiston. «Volevo evitare ogni possibilità di romanticismi, soprattutto, come a volte ho verificato in Francia, quella sorta di fascinazione che si ha per figure del genere, l'ex terrorista bello e barbuto, tenebroso, una via di mezzo fra il Che e Carlos... Volevo qualcuno il cui fisico facesse capire quanto la vita l'avesse percosso».

Cominciato con un assassinio, il film termina con un «incidente» mortale. Viola, la figlia che non vuole fuggire, getta dal finestrino dell'auto i falsi passaporti con la loro nuova identità. Nel cercarli sulla strada, il padre verrà falciato da una macchina in corsa... «E' una sorta di parricidio travestito da incidente, liberarsi di un passato e di una storia che lei non ha scelto» dice ancora Annarita Zambrano: «La mia generazione è stata una vittima collaterale del terrorismo. Io sono nata nel 1972. Fra il 1969 e il 1988 il terrorismo rosso e quello nero sono stati responsabili di più di 400 morti... La mia infanzia e la mia adolescenza, come quella dei miei coetanei sono state marcate dalla quotidianità di questa violenza. Non ho voluto fare un film sulla giustizia, ma sull'impossibilità di comprenderla e sugli errori che si commettono quando si è accecati».

Ben girato, senza sbavature, Dopo la guerra racconta un passato italiano archiviato senza in fondo essere mai stato affrontato: gli opposti estremismi, la «strategia della tensione», i servizi segreti deviati, una «guerra civile» non dichiarata, ma strisciante, nata su un brodo di coltura che troppo a lungo equiparò la lotta armata a una nuova resistenza..

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