Cultura e Spettacoli

Questi naufraghi ci piacciono perché sono peggio di noi...

Fenomenologia del reality: stimola il nostro sadismo, vogliamo vederli soffrire e godere della loro ignoranza

Questi naufraghi ci piacciono perché sono peggio di noi...

Io no, non mi metto certo a disprezzare il successo de L'isola dei famosi, come fanno i sociologi marxisti, convinti che queste trasmissioni siano uno strumento per rimbecillire le masse, non essendosi ancora accorti, nel 2018, che le masse hanno il telecomando. Piuttosto l'Isola mi sono messo a vederla, proprio per capire, perché mica sono uno scrittore filo-capitalista, mica un intellettuale marxista.

Tanto per cominciare ho dovuto studiare, perché a parte due o tre non sapevo chi fossero gli altri famosi, ma niente di strano, anzi, è sempre così. La ricetta è questa: si prendono due o tre famosi non più famosi da sfamare (tipo Giucas Casella o Nino Formicola), si aggiunge una famosa figa (Eva Henger, che viene dal porno), una figa più giovane dimenticata (Alessia Mancini, che viene da Non è la Rai...), qualche tronista non più sul trono, qualche sportivo non più nello sport, qualche vincitore di Grande Fratello, e il gioco è fatto. È l'isola degli sfigati, ma è attraente per questo, perché sono sfigati. Non li si guarda con adorazione ma con compassione. Per non farsi mancare niente hanno raccattato anche un certo Craig Warwick, un sensitivo che parla con gli angeli, il problema di questi qui è che pretendono di parlare anche con le persone. Si vedono tette e culi (molti di silicone), certo, ma non bastano a giustificare l'ascolto, anche perché esiste da anni Youporn.

Mi sono guardato tutti i daytime per quattro giorni di fila, a cominciare da prima dello sbarco, dalla lite tra Cecilia Caprotti che fuma in bagno aggredita da Alessia Mancini, e la Caprotti che urla «Lo facevo spuzzire prima che entravi tu!». Ecco, ho imparato che, congiuntivi sbagliati a parte, esiste anche la parola spuzzire. Oppure altri dialoghi da parrucchiera di provincia, come quando Warwick si infuria con Casella che insiste nel chiamarlo «Angelo», e Francesca Cipriani (Alice nel paese senza meraviglie, o la versione naufraga della Dea dell'amore di Woody Allen), per calmarlo, «Perché ti arrabbi? È un bel nome! Nino D'Angelo!». Non so se a contatto con la natura l'uomo moderno si rincoglionisca o se questi sono proprio così anche a casa loro.

Nei giornalieri, tanto girovagare annoiato sulle spiagge, con consulti in dieci simili a riunioni condominiali di scappati di casa su come costruire una capanna o su come aprire una noce di cocco quando sarebbero bastati due bambini per riuscirci, ma forse anche una coppia di orango. Cose che ti fanno riflettere, perché se Homo Sapiens fosse partito con questi qui non sarebbe mai arrivato fino a oggi, si sarebbe estinto sul nascere. Una trasmissione molto educativa. E che stimola il sadismo che è in noi, questo il motivo principale di successo, perché più passano i giorni più cominciano a sentire la fame, e noi vogliamo vederli soffrire, deperire, strisciare come in un romanzo di Beckett. Piuttosto, invece di quei giochi senza frontiere per celebrolesi, dovrebbero inserire prove più barbare e belle, con premi da recuperare nuotando tra gli squali bianchi, l'audience raddoppierebbe. È stato bellissimo quando la Cipriani è collassata per la fame, quando si è ripresa ha detto: «Spero che non capiti anche a tutti gli altri». Noi speriamo di sì.

Quando piove pregano Dio per non far piovere (se Dio esistesse li spazzerebbe via con un uragano di quelli seri), come i popoli primitivi, mentre Jonathan Kashanian, con il turbante fisso sulla testa come un mullah dell'Arcigay di Bukina Faso, avverte «energie positive» ovunque, e il mondo intorno si riempie di segnali magici da casalinghe astrologiche, che impressionano molto Chiara Nasti: «Ho già avuto dei segnali, tipo il polpo che mi è passato davanti». E certo, ti passa davanti un polpo nell'acqua e è un miracolo. Polpo che però non riescono a cuocere, perché non sanno accendere un fuoco, che Homo Erectus sapeva accendere un milione e mezzo di anni fa, ma non loro. L'unica è mangiarselo crudo, ma ci riesce solo Giucas Casella, in una scena da horror, con la bocca piena e i tentacoli che gli penzolano fuori dalle labbra, per poi commentare: «Un gusto squisito, il migliore che abbia mai mangiato!». Come ipnotizzatore Giucas era un paragnosta paraculo sponsorizzato dalla RAI, ma il polpo se l'è mangiato vivo davvero, senza trucchi, una cosa da vomito, una cosa imperdibile.

Se Robinson Crusoe fosse esistito realmente non li avrebbe mai voluti averli vicino, si sarebbe tenuto il suo Venerdì. Ma ci sono anche dei momenti commoventi. Per esempio tra i morti di fama c'è un non famoso, Franco Terlizzi, di un'ingenuità disarmante. È un uomo buono, è come Forrest Gump, non per altro è di Bitonto, ma per questo fa più tenerezza di tutti. Francesca Cipriani si lava i capelli nell'acqua di mare e si lamenta di come siano venuti stopposi, e dice a Terlizzi: «L'hai mai letta la Costituzione Italiana?». Terlizzi risponde con un umile no, a me sembrava già strano che la Cipriani sapesse qualcosa della Costituzione. «L'articolo 74 della Costituzione dice: non creare danno ai tuoi capelli e usa sempre il balsamo». Terlizzi la fissa pensieroso. Solo dopo, in confessionale, dichiarerà: «Non sono convinto di quell'articolo della Costituzione che parla dei capelli, secondo me non esiste». Ma magari adesso penserà che la cosa dei capelli non è nella Costituzione ma nei Dieci Comandamenti (temo che anche la Cipriani li abbia confusi). Si salva solo Nino Formicola, il più saggio, il più fuori luogo, forse perché è l'unico lì dentro a avere avuto una vera carriera.

Infine, per capire il successo dell'isola mi è tornato in mente il saggio di Umberto Eco intitolato Fenomenologia di Mike Bongiorno, dove il semiologo spiegava così il successo del presentatore: «Mike Bongiorno convince il pubblico con un esempio vivente e trionfante del valore della mediocrità.

Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello». Ecco, con l'isola i parametri sono cambiati: li guardiamo perché nessuno di loro è al nostro livello, sono tutti sotto, e perché mai perdersi uno spettacolo simile?

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