Cultura e Spettacoli

La radio migliore? È quella Immaginaria

Nell'universo sterminato delle radio c'è una realtà unica in Europa: Radio Immaginaria. Sono gli apprendisti deejay e speaker tra gli 11 e i 17 anni che rappresentano il cuore di questa radio nata nel 2012 a Castel Guelfo di Bologna e che oggi vanta 52 sedi sparse da Nord a Sud. «L'ultima ha appena iniziato a trasmettere da Scampia» ha spiegato ad Avvenire l'altro giorno la napoletana Luisa, speaker napoletana che ha fatto parte della spedizione di Radio Immaginaria a Sanremo dove, durante il Festival, si è formata (anche in collegamento da tutta Italia) una Giuria degli Stonati che ha valutato le canzoni del Festival alla propria maniera, ossia sincera e irriverente come può esserlo soltanto un adolescente.

E tutto il palinsesto di Radio Immaginaria ha questo tono sbarazzino, a tratti irriverente ma mai schierato in modo fazioso o gratuito. In fondo questo è il segreto di questo esperimento che trasmette via web sulla piattaforma Spreaker con circa 155.000 ascolti. I deejay e i redattori si definiscono Tipi Immaginari, oltre a una rete di inviati da tutta Italia, che preparano servizi e contributi. Il tutto nasce da un'idea di Michele Ferrari, regista, fotografo e videomaker che ha avuto una intuizione decisiva: provare a insegnare agli adolescenti come trasformarsi da follower passivi a influencer arttivi e decisivi. E il linguaggio è una delle chiavi d'accesso per questa trasformazione. Ossia stile asciutto. Sintesi. Poca enfasi. E sufficiente quantità e qualità di aggiornamento.

Una lezione anche per i grandi network.

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