Cultura e Spettacoli

La Rai tra ascolti in calo e scelte editoriali discutibili: così viale Mazzini sprofonda

Il 2014 della Rai? Molte le scadenze, i progetti, le promesse e gli annunci che si sono tradotti nel nulla cosmico. Un'unica certezza: il canone da pagare

La Rai tra ascolti in calo e scelte editoriali discutibili: così viale Mazzini sprofonda

Bisogna “capire che cosa deve fare la Rai”. Una frase da gran comunicatore che il premier Matteo Renzi butta lì, tra un valzer retorico ed un altro, nell’ennesimo salotto televisivo. Certo, forse sarebbe più corretto chiedersi cosa deve farne lui della Rai. Infatti, mai come in questo ultimo anno, la questione viale Mazzini è stata tanto calda. Anzi, bollente.

Molte le scadenze, i progetti, le promesse e gli annunci (raramente seguiti dai fatti) che si sono tradotti nel nulla cosmico. Insomma, una Rai ad immagine e somiglianza del Governo, con un “premier”, Luigi Gubitosi, decisamente meno ammaliante.

E mentre la dirigenza della tv di stato da mesi gioca a chi è più renziano (facendo un rapido “cambio di stagione” rispetto al passato), sulle reti del servizio pubblico va in scena lo psicodramma dello share. Ascolti in calo, spazi pubblicitari (anche in prima serata) svenduti e scelte editoriali discutibili. Insomma, “di tutto, di più”.

Pagherete caro, pagherete tutti (Rai compresa)

Gli ormai stranoti 150 milioni di euro di ‘prelievo forzoso’ imposto alla Rai dal governo Renzi con il decreto Irpef (quello degli 80 euro in busta paga, per capirci), sono diventati un vero e proprio tormentone. Hanno spaccato il Cda che, scosso da una ventata “rivoluzionaria”, ha deciso di fare ricorso contro i diktat dello Stato (per la prima volta nella storia di viale Mazzini), e, soprattutto, sono stati il cavallo di battaglia delle continue proteste dei dipendenti della televisione pubblica.

Il paradosso di Rai Way

La dismissione anche solo di una quota di Rai Way (controllata Rai, proprietaria delle torri di trasmissione su cui passa il segnale che permette oggi alla televisione di entrare nelle case degli italiani), nata dall’esigenza di far quadrare i conti di viale Mazzini, ha certamente privato i cittadini di quella speranza di somigliare ad un Paese europeo tecnologicamente avanzato. La possibilità di rete wireless pubblica? Non esiste più. Nuove opportunità di business per la Rai in un momento in cui i media stanno completamente rivedendo i propri modelli operativi? Niente da fare.

Sapere che Rai Way, negli ultimi cinque anni, ha investito quasi 350 milioni di euro per passare dall’analogico al digitale, connettere con la fibra buona parte dei siti tecnici, preparando così il terreno allo sviluppo di modelli comunicativi di ultima generazione, non è bastato per evitare che venisse venduta agli investitori privati. Ma Renzi non aveva detto che le reti sono strategiche? Avrà cambiato idea. Oppure non si riferiva alla Rai.

Riduzione del canone: parole, parole, parole.

Si pagherà di meno e per fasce di reddito, così ridurremo l’evasione. E invece niente. Riformiamo la tassa più odiata dagli italiani e mettiamola nelle bollette della luce. No, no, come non detto: “troppi problemi tecnici”. Insomma, tante promesse, molti proclami per lasciare tutto com’era: l’importo del canone Rai per il 2015 rimane invariato.

La conferma arriva dal ministero dello Sviluppo Economico (Mise) che in una nota afferma che "a seguito dell'approvazione in via definitiva della legge di stabilità, ha avviato la predisposizione del decreto per la determinazione dell’importo unitario del canone di abbonamento Rai per l’anno 2015. Tale importo sarà determinato in misura pari a quella stabilita per il precedente anno 2014 ovvero 113,50 euro". A fissare il tetto per il Canone Rai è il maxi-emendamento del Governo alla legge di Stabilità approvato in Senato. Fino all’ultimo era rimasta in ballo la possibilità di riformare il canone, legandolo alla bolletta elettrica, anche posticipando di un anno l’entrata in vigore della misura. Ma alla fine l’esecutivo ha optato per la soluzione di presentare un provvedimento ad hoc sulla materia nel nuovo anno. Ne vedremo delle belle.

Amianto, un evergreen.

Problema antico e mai risolto. Incubo (si fa per dire) notturno di ogni direttore generale. Eppure, Luigi Gubitosi aveva avviato un piano di bonifica minuziosa dello stabile di viale Mazzini. Costi? Una cosetta come 25 milioni di euro, la metà esatta del valore dell’intero edificio. Sembrava tutto pronto ed invece, nonostante gli introiti della quotazione di Rai Way (280 milioni circa che solo in parte compenseranno i 150 sottratti dal governo Renzi più il 5% sul prossimo introito da canone) i soldi non ci sono. E si sa: pagare moneta, vedere cammello. Quindi (ancora per chissà quanto tempo), l’amianto farà da cornice al “Cavallo morente” di viale Mazzini.

In tv, poco servizio e poco pubblico

Che Roberto Benigni sia una certezza in termini di ascolti è fin troppo scontato. Che le due serate speciali de “I 10 comandamenti” in prime time su Rai Uno abbiano fatto salire la rete ammiraglia nel paradiso dell’Auditel, è fuori dubbio. Come è sicuro che mentre viale Mazzini si godeva il successo di pubblico, la società di proprietà del comico toscano e della moglie (produttrice unica di tutti gli spettacoli venduti alla tv di stato) ingrassava i suoi bilanci a vista d’occhio. Lo spettacolo c’è stato ed un timido vagito di servizio pubblico si è udito in tutto il Paese.

Chi invece ha festeggiato meno in casa Rai, da mesi scivolato nel purgatorio dell’Auditel, è Massimo Giannini. Un Ballarò che, proprio grazie all’intervista con Benigni nella serata d’esordio, aveva portato a casa il record stagionale (2,5 milioni di audience e share dell’11,76 per cento), sprofonda settimana dopo settimana nell’inferno degli ascolti: 4,31 per cento, il punto più basso della stagione. Ed anche il resto della Rete (Rai Tre) non se la passa affatto bene.

E tra un seno che si scopre accidentalmente ed una bestemmia che “non doveva andare in onda”, il carrozzone della televisione pubblica va avanti. Da segnalare la nuova frontiera dei famosissimi plastici di Bruno Vespa a Porta a Porta che quest’anno si trasforma addirittura in reality show: su la manica della camicia e vaccino in diretta tv.

Ormai, non resta che lasciarsi alle spalle anche questo anno televisivo. Prendendo spunto dalla tradizionale lettera di fine anno inviata dal direttore generale della Rai Luigi Gubitosi ai dipendenti (molti dei quali, leggendola, hanno avuto un travaso di bile visti i contratti non rinnovati e gli straordinari non pagati), il 2014 è stato un anno che "partito in modo soddisfacente, si è improvvisamente complicato, per poi concludersi molto bene”.

Molto bene, addirittura? Spirito natalizio o l’ottimismo di chi, prima di Pasqua, avrà già abbandonato la nave? O meglio, il relitto.

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