Cultura e Spettacoli

La recita a soggetto di Stefan Zweig

"Il commediante trasformato" è un esempio di "teatro nel teatro" che anticipa Pirandello. Prima edizione italiana dell'atto unico del 1912

Disegno di Dariush Radpour
Disegno di Dariush Radpour

Sul teatro di Stefan Zweig, l'editoria italiana non ha ancora alzato il sipario. Ha soltanto dato due rapide sbirciatine oltre il telone, ormai un bel po' di anni fa.

Nel 1992 Stampa Alternativa pubblicò Fuga e morte di Tolstoj, scritto intorno al 1927 contestualmente al trittico di biografie Tre poeti della propria vita che comprende proprio quella di Tolstoj insieme a quelle di Casanova e di Stendhal. In Fuga e morte di Tolstoj, Zweig immagina chi diede al grande Lev l'ultima e decisiva spinta alla sua dipartita (dalla dimora-comune di Jasnaja Poljana e dal resto del mondo): due giovanissimi rivoluzionari che alimentano fino a farlo esplodere il suo senso di colpa per non aver fatto seguire nessuna azione concreta alle molte parole da lui pronunciate e scritte contro il potere che riduce il popolo alla fame. E immagina anche la fine dello scrittore nella stazioncina ferroviaria di Astapovo, commovente quanto la morte di Socrate descritta da Platone. Prima ancora, nel 1988, il Teatro Massimo di Palermo editò il libretto di Zweig per l'opera comica in tre atti La donna silenziosa, musicata da Strauss nel 1935, brillante svolgimento di un tema vecchio quasi come il teatro stesso, ovvero, il «teatro nel teatro». Aristofane, Plauto, Shakespeare, Goldoni ne furono i quattro assi prima che fosse calato il jolly: Pirandello.

Ma nel Novecento, a pizzicare in anticipo di qualche anno su Pirandello quella corda tanto sensibile e in grado di sedurre lo spettatore in un gioco di specchi che non di rado lo coinvolge in prima, seconda o terza persona, fu proprio Stefan Zweig (Vienna, 28 novembre 1881 - Petrópolis, 23 febbraio 1942), peraltro molto stimato da don Luigi, il quale volle che fosse l'austriaco a tradurre in tedesco, nel 1934, il suo dramma Non si sa come, rappresentato prima all'estero che in Italia.

Ed eccola qui, fresca di stampa, questa chicca, che vale come terza sbirciatina dell'editoria italiana nel teatro di Zweig: Il commediante trasformato (Via del Vento, pagg. 41, euro 4, a cura di Claudia Ciardi), che debuttò il 5 maggio 1912 a Wroclaw, in Polonia, nove anni e quattro giorni prima che Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello esordisse al Teatro Valle di Roma. Ma il personaggio di Zweig non è in cerca d'autore. Al contrario, essendo un ragazzo che perde nel giro di poche battute la propria timidezza, trasformandola in sicumera, vuole affermarsi come autore di se stesso.

Dunque, nella casa di una contessa che sembra tutta un trompe-l'il rococò (contessa inclusa) si presenta questo attorucolo in cerca di sostegno per la sua scombiccherata compagnia che rischia di essere allontanata dalla città. La donna prima si prende gioco di lui e del suo idealismo di maniera in difesa dell'arte, poi, ricevuta la visita di un mellifluo cavaliere-ammiratore, lo usa come indispensabile diversivo quando sopraggiunge anche il geloso principe, del quale è la favorita. Gettato, quasi letteralmente, il cavaliere dalla finestra, resta da giustificare la presenza del ragazzo. Il quale, da attore, recita una parte doppia (anche nel senso di infingarda). E sceglie l'orazione funebre di Antonio dal Giulio Cesare di Shakespeare. Risultato: il principe se la beve, e apprezza la performance. Ma, dopo aver reso un oggettivo servizio alla contessa, il ragazzo va oltre le righe, confessandole (ma sarà sincero?) il suo amore. E questa volta toccherà a lei recitare. Sipario.

Se la sbirciatina al teatro di Stefan Zweig vi sarà piaciuta, attendete mediamente fiduciosi ciò che manca.

«Tersite», «La casa sul mare», «Geremia», una trasposizione del «Volpone» di Johnson, «L'agnello del povero» e «Un capriccio di Bonaparte».

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