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Renato e il secondo album di compleanno. Con Baldan Bembo e un po' di nostalgia

Il cantante: "Quando potrò tornare a esibirmi, vorrei con me alcuni nemici..."

Renato e il secondo album di compleanno. Con Baldan Bembo e un po' di nostalgia

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Le candeline sono ancora lì, e Renato Zero ha ancora parecchio fiato per soffiarci sopra. La boa dei settanta è stata superata e, come aveva promesso lui, le torte servite saranno tre. Tre album, tre appuntamenti o, come si usa dire oggi con linguaggio letterario, tre volumi. Il secondo è uscito ieri, con la puntualità svizzera promessa da Renato: «Tre pubblicazioni separate al 30 di ogni mese, da settembre a novembre». Dunque, ecco ZeroSettanta Vol.2, quattordici inediti di quei quaranta brani che il cantautore e showman romano ha inciso per «ripercorrere mentalmente a ritroso la mia carriera», una simbolica meditazione in parole e note che, infatti, è partita a settembre con il Vol.3.

«Quando potrò tornare a esibirmi dal vivo - spiega Renato Zero - vorrei cantare più o meno tutti questi quaranta brani. Il repertorio storico, dico la verità, lo lascerei cantare ad alcuni amici, e anche a qualche nemico, da chiamare sul palco con me. In questo modo, mi toglierei l'aspetto da juke box che da un po' di tempo mi sento addosso». Chissà poi chi possono essere i nemici di quest'uomo abile a farsi amare quasi quanto a tessere armonie. Forse quei personaggi evocati nel beffardo ritmo sudamericano di Troppi cantanti pochi contanti, quelli che pensano solo a «denaro e celebrità»? «Più che nemici - puntualizza - dovrei dire artisti più diversi da me. I rapper? Chi sperimenta fa bene alla musica, certo però oggi vedo tanto copia e incolla. Difficilmente mi colpisce il discorso artistico di questi ragazzi: mi sembra che la maggior parte di loro non ami rischiare, e resti piuttosto in un contesto musicale e geografico prevedibile. Se devo dire il nome di uno che mi piace dico J-Ax: in lui ci sono sagacia e intelligenza. Però quel mondo mi sembra molto autoreferenziale: io ho sempre ascoltato e frequentato artisti diversi da me, penso a Tenco, Paoli, Bindi. Li ho respirati anche se non avevano affinità con me». Nei quattordici brani di Vol.2 si sente tutto questo: le produzioni di Phil Palmer e Alan Clark, la scrittura con il maestro Adriano Pennino, il ritorno alla collaborazione autoriale con Dario Baldan Bembo (in Bella scommessa e Se sono qui), che con lui aveva dato vita a classici come Amico e Più su, raccontano di un senso della canzone incastonato nella storia italiana. La nostalgia può essere un rischio, ma in Grandi momenti, quasi in chiusura di album, Zero vi si abbandona, addirittura con una citazione di Let It Be: «Ci sono stati momenti in compagnia, reale o metaforica, con grandi personalità, trasgressive e creative. I Beatles ci condizionano ancora ora. Ma quella generazione e dintorni, penso agli Stones ma anche a John Mayall o Aretha Franklin nel blues e nel soul, ci ha dato un patrimonio immenso. Oggi mancano quelli che chiamo i capi banda, gli esempi. Un ventenne fatica a posizionarsi, poi magari si buttano a cercare vinili da Feltrinelli. Forse non lo dicono a sé stessi, ma sentono insoddisfazione per il presente».

E quando gli si chiede con quale big internazionale ipotizzerebbe un tour in coppia, la risposta è tra ironia e sincerità: «Se Venditti, come si dice, potrebbe collaborare con Billy Joel, io mi prenderei volentieri Elton John».

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