Cultura e Spettacoli

«Restaurando Odissea nello spazio ho capito che Kubrick smontò il tempo»

Il regista: «Quel capolavoro ha inventato un nuovo linguaggio»

Stefano Giani

da Cannes

Cinque Oscar sfiorati, 48 anni da compiere il penultimo giorno di luglio e un domani tutto da scrivere sul quale non ama però sbottonarsi. Christopher Nolan, ospite del Festival di Cannes, è un regista che lavora in famiglia. La moglie Emma Thomas è la produttrice e il fratello minore Jonathan il suo sceneggiatore. «Lui scrive le trame, in realtà. Ma le sceneggiature le faccio io. Sono professioni diverse».

Allora si richiama a Francois Truffaut che si occupava di montaggio, scrittura e allestimento. Tutto insieme.

«Mi trovo in linea con lui, ma cerco di migliorare le potenzialità tecniche. Per questo, nei film più recenti, ho fatto ricorso al sistema Imax che permette di avere un'immagine più grande e dettagliata. E, sempre per lo stesso motivo, talvolta preferisco usare ancora la pellicola per poi trasferirla in digitale».

Come mai questo doppio passaggio?

«La qualità è più alta e consegno alla storia del cinema un originale perfetto pronto per la conservazione nel tempo».

Che impressione le fa questo lavoro supplementare.

«Recentemente, quando ho trasferito Dunkirk in versione 4K, ho incontrato le vecchie bobine di 2001 Odissea nello spazio».

E quest'anno compie il mezzo secolo. Che sensazione risveglia.

«È un capolavoro. Era in attesa del restauro prima di uscire in copie numerate per l'anniversario. Kubrick ha trovato nuovi linguaggi per la fantascienza. E ha smontato il tempo».

Inception è il sogno, l'astrazione. Dunkirk il passato. Interstellar un futuro forse irraggiungibile. Si può parlare di trilogia.

«Non sono nate con questo intento, però un filo rosso che li unisce c'è. Anche se gli argomenti sono diversissimi. Dunkirk è un film storico, mentre gli altri due sono fantascienza».

Tutta la sua filmografia vive di generi differenti. Batman diventa perfino un eroe moderno.

«Mi sono ispirato alla filmografia di Michael Mann, il talento più limpido e autorevole per i film di azione. Ho imparato da lui».

E ha rivisitato il Joker. Da Jack Nicholson a Heath Ledger.

«Cerco sempre di cambiare qualcosa, altrimenti...».

Altrimenti?

«Si resta a livello di ricopiature. L'unico consiglio che posso dare è di provare ad occuparsi di tutto. E, se ci si occupa di tutto, ci si troverà ad essere sostegno di chi prende parte alle riprese».

Non si è arreso nemmeno a Sua Maestà Spielberg quando si è trattato di girare Interstellar.

«Siamo diversi. Quando sono stato incaricato di occuparmene dopo il suo abbandono, l'ho affidato a mio fratello Jonathan».

E poi?

«Ho corretto e modificato anche quello che aveva scritto lui».

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