Cultura e Spettacoli

La retrospettiva in cento opere

Un grand tour in cento opere, dagli anni '60 a oggi

La retrospettiva in cento opere

da Firenze

Marina Abramovic è riuscita a stupire di nuovo. Impossibile restare indifferenti davanti a «The Cleaner», prima grande retrospettiva italiana dedicata all'artista serba, un grand tour in cento opere, dagli anni '60 a oggi, che ha occupato a Firenze Palazzo Strozzi (cortile incluso: vi è parcheggiato il furgoncino Citroën con cui ha viaggiato per tre anni con Ulay, storico compagno di vita e performance). Da domani e fino al 20 gennaio Marina Abramovic, a quasi 72 anni, «fa grandi pulizie» del passato e ci regala la possibilità (letterale) di frugare tra i suoi cassetti, tra appunti, ritagli, fotografie, video. Contesa da musei e festival, amata dal grande pubblico e accorta provocatrice, compie adesso un commovente repulisti esistenziale. La sua voce calda accompagna in audioguida i visitatori in un viaggio che comincia con i primi, quasi ignoti, lavori figurativi (autoritratti, incidenti stradali, nuvole) e le intense (arci-note) performance degli anni '70: nella serie Rhythm, Thomas Lips, The Freeing la vediamo in foto di repertorio subire tagli, mutilazioni, sanguinamenti, con urla e balli fino a svenire. Giocava con la morte fin da piccola: come quella volta che la lavatrice arrivò a casa sua, nella Belgrado di Tito, e lei vi mise dentro il braccio, rischiando di maciullarlo. Ora quella lavatrice è esposta nella Strozzina, lo spazio underground di Palazzo Strozzi: cominciano da lì le pulizie, poi si accede ai piani superiori. Ed ecco Imponderabilia, del '77, dove il suo corpo nudo e quello di Ulay accoglievano il pubblico all'ingresso di una galleria, costringendolo a sfiorare i loro genitali. Seguiamo le loro performance di coppia fino allo struggente addio lungo la Muraglia Cinese, poi osserviamo Marina di nuovo sola e impegnata, negli anni '90, a riflettere sulle proprie origini (il dramma della guerra in Bosnia è il cuore di Balkan Baroque che le fa vincere il Leone d'oro alla Biennale del '97). I video di The artist is present, in cui, nel 2010, per 736 ore in tre mesi al MoMa di New York, muta e immobile accoglieva i visitatori «per guardarli negli occhi», chiudono la mostra.

Il pubblico è diventato «partner artistico» privilegiato, lei un'artistar planetaria.

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