Cultura e Spettacoli

Riccardo Muti e il Caravaggio «napoletano»

Nel paese delle grida dissennate, una dichiarazione del Maestro Riccardo Muti a favore dello spostamento della pala di Caravaggio dal Pio Monte della Misericordia al Museo di Capodimonte di Napoli ha ricevuto dal Ministro «per» i Beni culturali commento quantomeno disinvolto. Sono seguite sollevazioni alla miseranda gaffe e discussioni sulla liceità che un musicista intervenga in un problema di pertinenza tecnica. Premesso che stiamo parlando di un musicista del livello di Muti, è fuori luogo discutere se debba o non debba esprimersi in materia di pittura. Forse non nuocerebbe una maggiore continenza verbale, quando si ricoprono alti uffici. Si invitano alcuni attori di questa vicenda a incamminarsi verso la via dei Tribunali a Napoli e a visitare il Pio Monte della Misericordia. Il privilegio raro di ammirare la pala di Caravaggio esattamente nel luogo proprio, circondata nell'ottagono da altre opere stupende, una per tutte la Liberazione di San Pietro di Battistello Caracciolo, potrebbe essere foriera di pensieri più cauti e informati. L'occasione è propizia anche per rendere il dovuto omaggio a un'Istituzione venerabile che da quattro secoli perpetua la missione sintetizzata da Caravaggio: realizzare quelle opere di misericordia volute dai sette illuminati Fondatori, aristocratici napoletani e di ascendenze greche, normanne, angioine, amalfitane.

«Minori a rischio, minori migranti non accompagnati, tossicodipendenti, disabili, famiglie disagiate, malati terminali, senza fissa dimora» sono oggi assistiti dai reggitori del Pio Monte, appartenenti a quella casta, senza ironia, anzi con rispetto, definita nobiltà.

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