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Riecco il figlio di Odino: e ora per vincere si allea a una guerriera

Nel nuovo capitolo hanno più spazio le donne: la terribile sorella Hela e la solitaria Valkyria

Riecco il figlio di Odino: e ora per vincere si allea a una guerriera

da Los Angeles

In pochi immaginavano che il figlio di Odino, il più bello degli eroi Marvel, dal fisico scolpito e dallo sguardo ipnotico, sarebbe stato protagonista di un film che valorizza le donne. Eppure, perfettamente in linea con i tempi che corrono, Chris Hemsworth arriva nelle sale italiane giovedì con Thor: Ragnarok. In questo nuovo capitolo, diretto dal neozelandese Taika Waititi, il Dio del Tuono sceglie di fare un passo indietro. Non si tratta di galanteria, ma della necessità per lui di trovare nuovi alleati contro il suo nemico più temibile, la spietata sorella Hela, interpretata da Cate Blanchett. «Credo che i personaggi femminili siano molto importanti in questa pellicola, ma devo ammettere che è stato un po' più difficile avere un'antagonista donna - racconta l'attore australiano - soprattutto perché si trattava di Cate. Temevo di farle male, di ferirla per errore, durante le scene di lotta. Sono un suo grandissimo fan e proprio per questo all'inizio ero un po' teso. Abbiamo provato quei combattimenti molte volte e alla fine tutto è andato bene. Cate ha saputo dare vita a un personaggio inquietante, con una performance di altissimo livello». La stessa Blanchett, conferma di essersi trovata a suo agio in un contesto dinamico e fisico come il set di Thor. «Devo ammettere che mi ha fatto piacere potermi allenare quotidianamente, rimettendomi completamente in forma alla mia età. Per mesi ho fatto training quotidiani, sia da sola che con i preparatori atletici di Hemsworth. Ci incontravamo solo venti minuti al giorno, ma vi assicuro che mi mettevano parecchio alla prova». Nel film, Thor perde il suo martello magico e per combattere la spietata Hela tornata ad Asgard con l'intenzione di distruggerla, crea una piccola squadra di eroi. Al suo fianco combatteranno il nemico-amico Hulk e la guerriera solitaria Valkyria, impersonati da Mark Ruffalo e Tessa Thompson. «Credo che ci siano diversi messaggi velati in questo film e trovo che uno di questi sia il femminismo», spiega la Thompson. «Hela e Valkyria sono due personaggi opposti fra loro: hanno in comune la femminilità, ma se una rappresenta la distruzione, l'altra invece simboleggia la redenzione e la rinascita».

Lo scienziato Bruce Banner e il suo alter ego verde, sono i partner maschili di Thor in questa avventura. A dare vita a Hulk, con la sua potenza e i suoi modi da bambinone, è Mark Ruffalo. Fra Avengers e Thor movies è la quinta volta che lo interpreta. «Sono affezionato al mio personaggio. Essere Hulk non è semplice, perché non si tratta solo di recitazione. È qualcosa di simile a fare il burattinaio: per girare mi mettono addosso moltissimi sensori e una tuta speciale. Io devo muovermi e saltare come se pesassi diverse centinaia di chili, immaginando di avere il baricentro molto basso, il resto lo fanno i computer. In generale, penso che i film di supereroi piacciano perché si rifanno alla nostra mitologia, il bene e il male che si scontrano, il giusto e l'ingiusto a confronto».

Un altro grande nome scritto sul cartellone di Thor: Ragnarok, è quello di Jeff Goldblum, che interpreta Grandmaster. L'eccentrico magnate fa rapire Thor, per intrattenere i suoi sudditi facendolo combattere nella sua arena privata. Attore di enorme esperienza, Goldblum può annoverare fra le sue interpretazioni indimenticabili quella di Seth Brundle, protagonista del film La mosca del 1986. «Credo che ci siano dei punti in comune fra questi due personaggi. Intanto entrambi hanno dei super poteri. La mosca era sessualmente insaziabile ma oltre a quello, poteva volare, proprio come il Grandmaster. Sebbene sia modesto e preferisca non darlo a vedere, è lui quello con più super poteri». Una storia corale, dal ritmo incalzante, in cui si alternano azione pura e battute degne di una commedia ben studiata. Il tocco di Taika Waititi si nota e fa ridere il pubblico, fra un colpo di scena e l'altro. «L'umorismo è una cosa di cui non posso fare a meno» spiega il regista.

«Voglio ricordare alle persone quanto sia bello andare a vedere un film e divertirsi».

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