Cultura e Spettacoli

"Rimanere giovani è la droga del nostro tempo nostalgico"

Vent'anni dopo, ecco il seguito di Trainspotting, film simbolo dei '90. Il regista: "Oggi siamo più disperati"

"Rimanere giovani è la droga del nostro tempo nostalgico"

Buffi, vecchiotti e disperati, tornano i quattro moschettieri di Trainspotting, film del premio Oscar Danny Boyle (The Millionaire, 2009) che nel 1996 venne amato oppure odiato alla follia, diventando perciò titolo di culto, se non fenomeno culturale.

E questa volta, in Trainspotting 2 (dal 23 febbraio) i non-eroi alle prese con nostalgia e Viagra, sterline rubate e rese, non fanno ruotare le loro vite soltanto sui perni di eroina e cocaina, come nella prima perturbante black comedy che mostrava un'Inghilterra infelice, in piena crisi operaia, ma aspettano il riscatto dal bordello, anche truffando l'Unione Europea che finanzierà la loro sauna per adulti. È infatti Porno, fortunato romanzo di Irvine Welsh, a ispirare T2: stesso cast (Ewan McGregor, alias Renton il truffatore; Johnny Lee Miller, alias Sick Boy; Ewen Bremner, cioè il povero Spud e Robert Carlyle, cioè il temibile Begbie), stesso sceneggiatore (Tom Hedge), stesse atmosfere, stessa subcultura, ieri punk e oggi semplicemente balorda. Più porno (sognato) e meno pugni in tasca. Ma vent'anni in più e tanta musica, proprio come agli esordi, per accompagnare sul viale del pessimismo quattro amici al pub. Ancora carichi di adrenalina, ma arresi all'andropausa.

Caro Danny Boyle, quando ha capito che era giunto il momento di un sequel?

"Dieci anni fa. Quando, con Irvine Welsh, abbiamo provato a creare un seguito. Ma ancora non era abbastanza buono. Quando nel 2002 è uscito Porno, abbiamo deciso di adattare il romanzo al grande schermo. Ne è venuta fuori una sceneggiatura più personale, che aveva a che fare con l'invecchiamento. Tutti sentiamo il peso del tempo che passa: questo è il focus del film".

Quale espediente, qui, per superare la trappola della nostalgia pura?

"La nostalgia è un tranello! Difficile da controllare. E, in effetti, il mio film è pieno di bambini, realmente nati, o inventati. La nostalgia ci riguarda tutti: spero che il pubblico sia colpito da quest'aspetto e che il mio film li faccia pensare a quando avevano vent'anni. I protagonisti se la sono spassata, in gioventù e non sono certo dei buoni padri In effetti, noi uomini accettiamo con più difficoltà il tempo che passa. Le donne lo fanno meglio".

Ieri, la cultura punk. Oggi, quali riferimenti?

"Il mio non è un film sociologico alla Ken Loach! I miei protagonisti non vivono in un mondo reale, ma dentro una bolla: è quanto accade nei libri di Welsh, dove nessuno è radicato in un contesto sociale. Mentre giravamo, c'è stata la Brexit e, nel film, la storia della truffa ai danni dell'Unione Europea sembra molto attuale, con le tre bandiere della Scozia, dell'Inghilterra e dell'EU esposte in sala riunioni. Le 100mila sterline erogate serviranno ad aprire un bordello".

Rispetto a vent'anni fa, che cosa è cambiato, nel suo film e in Inghilterra?

"L'inglese medio di oggi, preso in giro con arroganza nel primo Trainspotting, è più disperato. E il mio protagonista, Mark Renton, quello che nel primo film fa la tirata scegli la vita, alludendo all'inutilità del consumismo, ora soffre d'ansia, suda e, infine, torna a casa dal padre. È tutto più personale".

In T2 la frase-chiave è: "Si comincia con un'occasione e si finisce col tradimento". È quanto riguarda tutti noi?

"Sì: il film è sulle relazioni umane. Il primo Trainspotting si concludeva col tradimento: Renton ruba 16.000 sterline agli amici e in T2 tutti si fanno fregare da una ragazza bulgara. Tutti noi abbiano avuto l'esperienza del tradimento, da parte degli amici".

Rispetto al passato, lei personalmente come si sente?

"Sono migliorato tecnicamente, ma non sono diventato un regista migliore. I primi film sono sempre i migliori perché in essi c'è una magia e un'innocenza, difficili da ritrovare. Anche i primi film dei fratelli Cohen sono migliori".

Com'è stato ritrovare i suoi attori, a distanza di vent'anni?

"La chimica è stata la stessa. E gli attori avevano proprio fame di tornare insieme. Nel primo film, Renton era leader, con la sua voce narrante fuori campo. Qui tutti e quattro i personaggi sono centrali. Sul set era difficile stare al passo con la loro energia".

Qual è, per lei, la dipendenza oggi più attuale?

"Restare attaccati all'età giovanile".

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