Cultura e Spettacoli

"Rimbaud, Warhol, Bowie Gli anti-snob che mi piacciono"

L'artista dedica loro un brano del cd "No place in heaven". "Morgan? Mi è simpatico solo a tratti". A luglio parte il tour

"Rimbaud, Warhol, Bowie Gli anti-snob che mi piacciono"

Poi ogni tanto si ferma, pronuncia una parola in inglese e guarda smarrito negli occhi di tutti: come si traduce in italiano? Tradurre il nuovo disco del trentaduenne Mika, che esce lunedì, è piuttosto semplice: le canzoni di No place in heaven racchiudono un bel pop melodico, talvolta barocco, semplicemente godibile perché a far la differenza c'è comunque sempre la sua voce (stavolta meno ostinata nel falsetto). E poi c'è lui, un Peter Pan alle prese con i dubbi del mondo, e spesso anche propri. «Per la musica mi ispiro e mi piacciono il primo Elton John, Carole King, Janis Joplin, insomma questa musica qui».

E per i testi?

«Intanto il titolo No place in heaven , ossia non c'è spazio in Paradiso, è un concetto positivo mica negativo. Questo è un disco che mi ha aiutato a tirare fuori le mie paranoie. Parlo di libertà, dell'adulto che voglio diventare».

Quindi si sente una sorta di guru.

«No, non voglio essere un modello, scrivo per gestire la mia vita e capirne il significato».

Vestito con un completo beige a quadrettoni ultra trendy, Mika sta facendo una delle cose più difficili per lui: una conferenza stampa in italiano per parlare delle sue nuove canzoni, ossia di sé. Ed è disinvolto, l'esatto opposto di quando è arrivato qui per diventare giudice di X Factor : «Bellissima l'Italia, a parte le spiagge e gli aeroporti che sono pieni di paparazzi». Ha imparato a convivere con loro come con certi pregiudizi, ed è una fortuna visto che questo disco lo conferma come uno degli artisti più liberi in circolazione. Non sempre inappuntabile, ma sempre libero a qualsiasi costo.

Scusi, caro Mika, dice che questo disco è una sorta di purificazione dal senso di vergogna che la accompagna sempre. Perché vergogna?

«Intanto c'è quella su come gestire la mia sessualità. Quando uno ha, come me, una famiglia per metà libanese fatica a parlare di cose personali. Cinque anni fa, ad esempio, io non parlavo di nulla che mi riguardasse. Ora non mi nascondo più. Non uso più metafore e non ho problemi a parlare anche di problemi di cuore».

Insomma, una sorta di «coming out»?

«Ma che cosa vuol dire coming out? Uscire dalla propria conchiglia? Mi sembra un concetto piuttosto negativo».

Qui fuori c'è sua mamma, che l'accompagna sempre. Del vostro rapporto ha parlato anche l'altra sera a Che tempo che fa con Fabio Fazio.

«Diciamo che mia mamma al 90 per cento è orgogliosa di me ma al 10 pensa ancora quanto sarebbe bello che io partecipassi al pranzo della domenica...».

Capito. Il secondo brano del disco si intitola Good Guys , che per lei sono, tra gli altri, Rimbaud, Cocteau, Warhol, Lincoln, Bowie, James Dean.

«Sono tutti anti snob che hanno cambiato la direzione del vento».

In Italia ne ha trovato qualcun altro?

«Dario Fo e Morgan. Ma solo quando è simpatico. Quando è antipatico no».

Però avete collaborato...

«Sì in un brano che si intitola Andiamo a Londra , che avevo iniziato a scrivere con Guy Chambers ed è stato pubblicato nel nuovo disco dei Bluvertigo. Quando sono stato in studio con Morgan, ho scoperto che, quando è senza pressioni, è un ragazzo dolce».

A X Factor ha incontrato anche Fedez.

«La sua vita mi appare un po' complicata. È un ragazzo che lavora tanto e ha tanta voglia di fare. Senz'altro, in questo momento è molto sotto pressione».

Lei parla in italiano fluente però nel cd canta in inglese e francese ma mai in italiano.

«È ancora una lingua troppo difficile per me».

Però scrive un libro in italiano.

«Più che un libro è un diario sincero nel quale parlo del mio trisavolo quand'era in Siria nel 1870 ma pure della mia frustrazione al supermercato. Però attenzione: faccio quasi tutto per potermi permettere il mio privilegio più grande».

Ossia?

«Fare musica. E, come farò fino al 30 settembre, tenere concerti.

E sapete come li sto preparando? Li voglio più vicini all'idea del balletto che a quella del concerto pop».

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