Cultura e Spettacoli

(Ri)scoprire il cinema con «Inland»

Luca GallesiÈ opinione comune che il mondo della carta stampata sia ormai al tramonto, e che la chiusura definitiva di giornali e riviste sia soltanto questione di tempo. Fa quindi un certo effetto svolgendo dunque per noi giornalisti una importantissima funzione apotropaica - assistere alla nascita di una nuova rivista, dedicata al cinema, bella, elegante e soprattutto ricca di contenuti solidi e originali. Parliamo di Inland. Quaderni di cinema, pubblicata dalla casa editrice Bietti e distribuita gratuitamente nelle librerie specializzate, che ospita monografie dedicate a temi o autori della settima arte. Diretta da Claudio Bartolini, nel primo numero, Inland approfondisce un autore cult: Rob Zombie, regista, musicista e performer di talento inversamente proporzionale alla fama che lo circonda. Autore di pellicole che sono diventate capolavori del cinema dell'orrore, come La casa dei 1000 corpi, o i due Halloween, fino al recente Le streghe di Salem, Rob Zombie, pseudonimo di Robert Barleth Cumming, è in realtà un cineasta di tutto rispetto, modello dell'artista post-moderno: performer, citazionista, non collocabile in nessuna casella precostituita, colto in profondità quanto rozzo in apparenza.Nella provocatoria intervista contenuta nel fascicolo si dichiara ammiratore di molti registi italiani, come Argento e Fellini, perché: «concepiscono il film come un'opera d'arte e non come una qualunque cazzata da vendere come i pop corn». Sempre controcorrente, Zombie non teme di violare i tabù del politicamente corretto, come dimostrano i protagonisti dei suoi film che sono generalmente quei sottoproletari sudisti sprezzantemente qualificati come rednecks, contadini dal collo arrossato dal sole, oppure white trash, spazzatura bianca; emarginati e ribelli che, alla fine dei conti, si dimostrano più leali e sinceri della piccola borghesia hippie che ricopre il ruolo di vittima predestinata.La pseudo rivolta dei figli dei fiori non ha prodotto che l'appiattimento totale sul modello consumista, modello che viene rifiutato, rovesciato e spesso letteralmente cannibalizzato dai mostri di Rob Zombie.

Oltre all'intervista esclusiva con il regista, il primo numero di Inland contiene una ricca sezione critica, dedicata tanto ai film di Zombie che ai loro vasti e insospettati collegamenti extra-cinematografici, che spaziano dalla musica metal alla psicanalisi, per giungere ai freak-show del secolo scorso, di cui alcune sue pellicole non sono, in fondo, che un rielaborato aggiornamento.

Commenti