Cultura e Spettacoli

Il riso amaro di Ficarra e Picone: "Non ci resta che fare ironia"

Da domani la coppia comica in un film sulla crisi: "L'Italia è un posto per vecchi fondato sulle pensioni"

Il riso amaro di Ficarra e Picone: "Non ci resta che fare ironia"

«Al di là degli ottanta euro di Renzi come farebbero molti giovani a campare senza l'aiuto dei pensionati?», si domanda Salvo Ficarra con la sua solita capigliatura imbizzarrita. Sul presidente del Consiglio gli fa subito eco l'apparentemente più placido Valentino Picone: «Dovrebbe stare sempre e solo in televisione. Quando lo vedo e lo sento sto bene, mi riempie di speranze, vorrei camminare con lui, assorbire il suo ottimismo. I problemi cominciano quando cambio canale». In attesa dei miracoli però l'Italia è sempre in crisi nera così anche Ficarra&Picone hanno deciso di affrontare di petto l'argomento e, in Andiamo a quel paese al cinema da domani, come molti connazionali si trovano senza lavoro. Decidono così di lasciare Palermo per ritornare al loro paesello di Monteforte (in realtà è Rosolini in provincia di Siracusa) dove magari è più facile campare con meno spese. Ad aspettarli una schiera di anziani armati di pensione su cui i due amici si getteranno a capofitto, ospitandoli in casa, allargando il nucleo familiare a dismisura pur di ritirare l'assegno a fine mese. Lo spunto comico viene poi portato giustamente alle estreme conseguenze quando Ficarra - che veste al solito i panni del carnefice - pensa bene di far sposare Picone - sempre vittima - con l'anziana zia Lucia (interpretata dalla strepitosa Lily Tirrinnanzi) per la sicurezza di un futuro munito di pensione di reversibilità. «L'Italia è un paese per vecchi - scherza ma non troppo Picone - se non ci fossero le pensioni, veri e propri ammortizzatori sociali, probabilmente molte famiglie non riuscirebbero ad arrivare alla fine del mese».

È curioso ma recentemente al cinema le uniche commedie che riescono a raccontare, ridendo e scherzando ma in maniera profonda, l'Italia attuale della crisi ma anche dei sempiterni vizi, sono questa di Ficarra&Picone e Sole a catinelle di Checco Zalone. Un cinema popolare, qui con tanto di brigadiere (Francesco Paolantoni) e barbiere (Nino Frassica), in cui si vedono donne e uomini normali che, magari, ripresi dall'alto mostrano le aureole di calvizie incipienti e che abitano in case non ancora arredate dalla scenografia di Ikea: «Noi raccontiamo ciò che conosciamo - prova a teorizzare Picone - cose semplici come le domeniche in famiglia che amiamo trascorrere. Poi il registro comico ci dà la possibilità di sdrammatizzare mentre ad altri un argomento come quello della crisi può apparire spigoloso e ostico da affrontare». «Ma ciò che conta per noi - prosegue Ficarra - è sempre e solo la risata. Ci dicono che questo film fa ridere anche con amarezza, e questa è una cosa interessante perché difficile da far succedere. Comunque la nostra missione rimane far sorridere la gente. Abbiamo cercato di farlo in passato con la mafia, con i siciliani, con noi stessi e ora ci proviamo con la crisi».

Ma in Andiamo a quel paese Ficarra&Picone, grazie alla collaborazione alla sceneggiatura in cui si contano ben 99 ruoli parlanti di Edoardo De Angelis (il regista rivelazione di Mozzarella Stories da poco tornato al cinema con Perez. ), Fabrizio Testini e Devor De Pascalis, riescono a intrecciare tutta una serie di storie parallele con il risultato di toccare ulteriori temi di satira sociale. Come il prete Benedetto (Mariano Rigillo) che dice che il matrimonio tra Valentino e l'anziana Lucia non s'ha da fare perché - scopriamo - è lui a essere innamorato di lei: «Potrebbe essere un suggerimento per una svolta papale con un'apertura sulla vita privata dei sacerdoti», azzarda Picone. Ma è tutto il film uno scoppiettante e continuo riferimento comico all'attualità attraverso battute - magari decontestualizzate ma non per questo meno efficaci di un intero film di Sabina Guzzanti - sul 41 bis o la trattativa stato-mafia.

Ma come vedono l'Italia di oggi i due comici che torneranno a Zelig come conduttori insieme a Ilary Blasi per una sola serata martedì prossimo? «La vediamo come la vedono i politici, in televisione», risponde Picone che per la classe politica propone la castità «così, chiusi nei monasteri, potrebbero meglio dedicarsi a lavorare per il Paese». Rincara la dose Ficarra: «La politica è come un reality anche se è l'unico spettacolo in cui le nomination non valgono.

Tu li puoi nominare ma loro non escono da quella casa».

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