Cultura e Spettacoli

Il ritorno di Benji & Fede: "Abbiamo dimostrato di non essere meteore"

In «Siamo solo noise» collaborano con grandi autori: «Il nostro segreto? Ci spieghiamo ai fan»

Il ritorno di Benji & Fede: "Abbiamo dimostrato di non essere meteore"

Intanto sono già sette anni che Benji & Fede, ossia il moro Benjamin Mascolo e il biondo Federico Rossi, fanno musica e hanno successo. Un'eternità, visti i tempi spicci di quest'era musicale. Eppure per tanto tempo sono stati (e sono inspiegabilmente tuttora) considerati meteore destinate a scomparire in fretta. «Perciò abbiamo intitolato Siamo solo noise il nostro nuovo album», dicono senza precisare che è già il terzo e arriva dopo una sfilza di primi posti in classifica e due tour da tutto esaurito o quasi. Siamo solo noise, ossia siamo solo rumore, è ovviamente una citazione «aggiustata» dello slogan vincente di Vasco Rossi e ha un significato autoironico. Loro lo spiegano così: «Da una parte vogliamo dire che siamo soltanto noi e il nostro pubblico. Dall'altra prendiamo in giro chi in questi anni ci ha giudicato soltanto rumore». Ma non rumore nel senso «industrial» o in quello più ruspante del metal o del punk. Rumore nel senso di fastidio. «Forse all'inizio della nostra storia, il modo nel quale ci siamo relazionati con il nostro pubblico è stato considerato rumoroso perché schiamazzante e infantile. In realtà era espressione del nostro entusiasmo, ma possiamo capire il disorientamento di qualcuno», spiega Benji. In effetti loro due, che sono entrambi di Modena ma si sono conosciuti nel dicembre 2010 su Facebook, hanno un rapporto simbiotico con il pubblico, una sorta di condivisione quasi estrema e impensabile fino a pochi anni fa per qualsiasi popstar. Raccontano e si raccontano sui social con una tale frequenza che, quando si assentano da Instagram per qualche giorno, iniziano a piovere richieste del tipo «vi siete scordati di noi?». «La nostra chiave è la condivisione», spiegano. Insomma, questi due ragazzi di Modena, entrambi ventiquattrenni, sono una delle poche realtà pop di grandissima diffusione che non siano stati lanciati da un talent show ma che sono comunque ben piantati nell'attualità. Non sono finto vintage. Non si proclamano «indie». Semplicemente fanno canzoni che anche le radio iniziano a trasmettere con molta frequenza come ad esempio il primo singolo del disco, Buona fortuna. «Questo disco rappresenta molto bene quanto siamo cambiati in questi anni e quanto siano stati importanti anche i quaranta concerti della scorsa estate». In effetti, sia per autori che per produttori, Siamo solo noise raccoglie grandi nomi come Michele Canova, Fausto Cogliati, Takagi&Ketra, Federica Abbate, Daddy's Groove, Andrea Nardinocchi e Rocco Hunt. E l'impasto delle voci di questi due ragazzi non è mai al di sotto delle aspettative «anche se le nostre voci sono cambiate negli ultimi anni», spiegano quasi a mettere le mani avanti. In più, le tredici canzoni (dodici per tutti, mentre Va bene così è solo nella versione deluxe) non sono volatili come ci si potrebbe aspettare da un gruppo di giovanissimi. In Da grande ci sono le voci e il coro dei bambini malati del Policlinico di Modena: «Siamo andati a trovarli a Natale ed è stato molto emozionante, così ci è sembrato bello coinvolgerli in questa canzone», racconta Fede. E il nuovo singolo On demand (con tanto di video con Diletta Leotta, Danti e Shade) fotografa una realtà nella quale obiettivamente quasi tutto è «on demand», su richiesta, come la musica, la tv o il cibo. «Il video è una sorta di ironia sui talent show, ma senza attaccarli. Noi, semplicemente, abbiamo seguito un percorso diverso». In fondo sono la fotografia di una generazione cresciuta calibrando i propri rapporti anche attraverso i social network che però è diventata un punto di riferimento anche per quella successiva: «All'inizio il nostro pubblico era fatto di teenagers come noi. A loro si stanno aggiungendo anche nuovi teenagers che evidentemente sono più giovani di noi». Però Benjamin e Federico, che interessano tutti perché piacciono ai figli e quindi anche i genitori vogliono conoscerli, non sono così superficiali come potrebbe sembrare: «Non diciamo per chi votiamo, ma invitiamo tutti a farlo», spiegano, con molto meno qualunquismo di tanti altri con il doppio degli anni. «Però litighiamo eh, mica siamo santi. Una volta Benji mi ha buttato giù dall'auto lasciandomi per strada con le valigie in mano», dice Fede, ridendo.

Cose tra amici, dopotutto.

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