Cultura e Spettacoli

Una rivoluzione da sballo: la musica diventa gratuita

Arriva anche in Italia Spotify, il sito che offre l'ascolto on line di oltre venti milioni di canzoni. E ora potrebbe cambiare tutto

Una rivoluzione da sballo: la musica diventa gratuita

L a prossima rivoluzione in campo musicale potrebbe essere dietro l'angolo. Il passaggio dall'analogico al digitale, dal vinile ai file mp3, oltre a sconvolgere le regole dell'industria discografica e le abitudini degli ascoltatori, ha avuto un forte impatto anche nel modo in cui vengono pensati brani e album.

Ecco, l'album. Oggetti in sé coerenti dalla prima all'ultima nota come The Dark Side Of the Moon (Pink Floyd) o The Lamb Lies Down On Broadway (Genesis) sono stati dichiarati obsoleti. Nell'universo digitale dei negozi on line, degli iPod, conta la singola canzone. Anzi, per l'esattezza, contano i primi secondi della singola canzone. Se quelli non sono accattivanti, il cliente schiaccia un tasto e passa alla traccia successiva.

Il transito dall'analogico al digitale ha messo in discussione il supporto sul quale si ascolta la musica ma non il possesso della musica stessa. Nella casa di un appassionato troverete librerie cariche di vinili e compact disc ma anche un computer ove sono archiviati i file musicali acquistati (si spera). Ora potrebbe cambiare tutto: si passa dal possesso a pagamento al libero accesso. Da una settimana è disponibile in Italia Spotify, uno dei principali servizi di musica on demand e in streaming. Traduzione: una volta iscritti al sito Spotify, potrete ascoltare quanta musica vorrete, in modo del tutto legale, attingendo da un archivio di oltre 20 milioni di brani. Lo potrete fare gratuitamente, collegandovi a internet e sopportando gli spot pubblicitari. Oppure a pagamento, abbonandovi. Esistono diverse formule, tutte piuttosto economiche. Quella premium vi permette di scaricare la musica per poterla ascoltare anche off line, cioè in tutte le occasioni in cui non disporrete di una connessione al web. Naturalmente, fino alla scadenza del vostro abbonamento.

Il servizio, già rodato all'estero, a quanto pare è gradito anche agli italiani: dopo una settimana, i neo-utenti hanno ascoltato 11 milioni di brani, pari a circa 70 anni di musica. Le top ten pubblicate in questa pagina mostrano quali siano gli artisti più ricercati (tra i sanremesi appaiono solo Max Gazzè e Elio e le Storie Tese). L'archivio di Spotify non è completo, anche se in crescita esponenziale (20mila nuove canzoni al giorno). Le ultime uscite ci sono: da Nick Cave, colonna del rock, ad Andrea Nardinocchi, talento eliminato a Sanremo giovani. Il vero sfizio consiste però nel creare le proprie playlist a tema, per poi condividerle con gli amici. Insomma, è come quando al liceo si registravano le musicassette per gli amici (o le amiche, per sedurle: non funzionava ma era divertente). A esempio, ci sono playlist di musica italiana che partono dai primi Litfiba, passano attraverso gruppo di culto come Diaframma e Chrisma, virano verso i cantautori con Enrico Ruggeri, recuperano perle snobbate di Ivan Cattaneo e concludono in gloria con la nuova leva rockettara, dagli Afterhours ai Verdena. Come si vede, i nomi, più o meno noti, indipendenti o major, non mancano.

L'aspetto social quindi è fondamentale. In quello che sembra il modello di Spotify, cioè il vecchio Napster, era possibile chiacchierare nelle stanze virtuali dedicate a ogni genere musicale. Erano luoghi ove si facevano scoperte interessanti. Qui il rapporto con gli altri per ora si ferma alla condivisione delle playlist, che funzionano da nostra carta d'identità. Nei prossimi mesi però si aggiungerà la possibilità di «seguire» i profili personali di artisti, esperti del settore e celebrità varie, che pubblicheranno le proprie playlist. Interessante ma ancora limitato. Di certo, chi riuscirà a integrare alla perfezione archivio musicale e versante social farà partire l'inevitabile assalto a iTunes, che si direbbe il rivale da battere, anche se i servizi e le filosofie sono differenti (il famoso negozio on line della Apple vende i file e non ha una reale dimensione social). Certo, Spotify ha come ragione sociale battere i pirati dello streaming, riportandoli nella legalità, come ci spiega Veronica Diquattro, responsabile del mercato italiano. Ma a nostro avviso prima o poi i servizi come Spotify giocheranno una partita a livello industriale con i geni di Cupertino.

E i musicisti? Al di là degli accordi economici tra case discografiche e Spotify, agli artisti non resta che assecondare il cambiamento in atto da tempo. La musica è ormai gratis ma servizi come Spotify sono un enorme volano pubblicitario «per tutto ciò che non è canzone» (come ha scritto Matteo Maffucci degli Zero Assoluto su Vanity Fair). E dunque tournèe, merchandising, apparizioni tv, suonerie etc...

E in fondo l'accesso gratuito potrebbe spingere a un maggior numero di acquisti di compact disc.

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