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Per rockstar e critici chic la musica è finita nei '90

La megagiuria di "Rolling Stone" vota i 500 migliori dischi di sempre. Ma è un elenco conservatore che sottovaluta gli ultimi vent'anni

Per rockstar e critici chic la musica è finita nei '90

I due dischi più creativi e fantasiosi della storia del rock, Sgt. Pepper's dei Betleas e il laborioso Pet Sounds dei Beach Boys guidano (giustamente) la classifica dei 500 migliori album di sempre (ci vogliono 25.552 minuti per ascoltarli tutti) compilata da Rolling Stone (in giuria Elton John, Lenny Kravitz, Yoko Ono, Beck e molti altri) nel numero di Agosto, ora in edicola. Altrettanto giustamente nei primi dieci posti non possono non esserci che dischi storici, quelli che hanno cambiato il corso musicale degli anni '60 come Revolver e Rubber Soul (sempre dei Beatles al terzo e quinto posto), Highway 61 Revisited e Blonde On Blonde (quarto e nono di Dylan, non a caso l'anno scorso Like a Rolling Stone, tratta da Highway 61, era stata eletta miglior canzone di tutti i tempi), come What's Going On di Marvin Gaye (sesto) che ha rivoluzionato il soul, come il crepitante Exile on Main Street dei Rolling Stones al settimo posto o il rabbioso punk venato di ska di London Calling dei Clash - unico baluardo degli anni '80 - ottavo.
Le classifiche, si sa, pur se autorevolissime, sono estremamente opinabili. Critici e appassionati potrebbero discutere per giorni sull'undicesimo posto di Elvis con Sunrise e sul dodicesimo di Kind of Blue di Miles Davis, che con l'uso delle scale modali cambiò il corso dell'hard bop e del jazz. Cosa ci fanno uno a fianco all'altro? Cosa c'entrano? potrebbe dire qualcuno. E se il blues è il collante ideologico del rock perché Robert Johnson, maestro maledetto di tutti i rocker, è solo ventiduesimo e il re del blues elettrico Muddy Waters (di cui tutti hanno imitato lo stile) è solo trentottesimo?
Questioni di lana caprina impossibili da dirimere perché troppo soggettive. Piuttosto questa classifica è inevitabilmente destinata a dividere il pubblico a livello generazionale. Soddisferà appieno il pubblico più maturo e conservatore con una sfilza di dischi di Neil Young d'antan (Harvest, After the Goldrush), della prima Joni Mitchell, dei Grateful Dead ora acidi ora folk e dei Byrds che inventavano il country rock, degli Yardyrds, di Jimi Hendrix, dei Mott The Hoople. Certo sono artisti epocali e nessuno discute i loro dischi, ma scorrendo la classifica sembra che dagli anni '90 in poi non sia successo più nulla. Già è un miracolo che Nevermind dei Nirvana - targato 1991 e nato dalla scena grunge per cacciare Michael Jackson dalla vetta delle hit di Billboard - si piazzi al diciassettesimo posto. Per il resto sembra che l'elettronica, il nuovo rock, tutte le nuove tendenze non esistano. I numeri sono impietosi; in classifica dieci album di Dylan, Beatles e Rolling Stones, 8 di Bruce Springsteen, sette dei Who (i più rappresentati). Tra i grandi dimenticati ci sono i Queen con un solo album e fra i sopravvalutati i due dischi di Janet Jackson, in realtà poca cosa. Ci sono 11 album degli anni '50; 105 degli anni '60: 187 dei '70; 82 degli '80; 75 dei '90; 38 dei 2000 e quelli dell'ultimo decennio si possono contare sulle dita di una mano e sono conosciuti da pochi appassionati. Sicuramente è di culto, al 353, il geniale melange hip hop (un Sgt Pepper's hip hop targato 2010) My Beautiful Dark Twisted Fantasy del rapper Kanye West. Decisamente più noto il successo del gioiellino brit-pop-punk Whatever People Say I Am That's What I'm Not degli Arctic Monkeys. Londinese con radici nello Sri Lanka la rapper M.I.A dimostra tutta la sua esplosività (nel vero senso della parola con campionamenti, ritmi e colpi di armi da fuoco) in Kala che al posto 393 si trova subito dietro Let It Be (questa non ve l'aspettavate!)mentre due posizioni dopo c'è LCD Soundsystem, ovvero il padrino dell'electropunk newyorchese James Murphy con la sua autarchica versatilità che spazia dalla dance al synth pop. Poi, a parte il rap rock stradaiolo di Jay Z (presente con quattro dischi) e quello pop di Lil Wayne pare proprio che ci sia il vuoto pneumatico, mentre non passano le suggestioni del blues di Howlin' Wolf targato 1959 e neppure quelle (per fanatici) dei Moby Grape, indimenticati hippie di San Francisco del 1967 al posto 124.

AAA creativi cercasi per scalzare dalla classifica almeno qualche nome minore.

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