Cultura e Spettacoli

Tra sadomaso, jazz e revival è sfida Francia-Hollywood

Da Soderbergh a Coppola, invasione di registi e attori americani sulla Croisette. I padroni di casa rispondono con Ozon e Kechiche

Tra sadomaso, jazz e revival è sfida Francia-Hollywood

La 66° edizione del Festival di Cannes (da oggi al 26 maggio) è a prima vista un'orgia hollywoodiana. C'è Steven Spielberg a capo della giuria, Sofia Coppola che inaugura la sezione Un Certain Regard (The Bling Ring), The Great Gatsby di Baz Luhrmann come film d'apertura fuori concorso.

In gara, i fratelli Coen raccontano il Greenwich Village degli anni Sessanta (Inside Llewyn Davis); Steven Soderbergh è alle prese con la vita scandalosa del musicista Liberace (Behind the Candelabra); Nicolas Winding Refn tenta di bissare il premio alla regia di due anni fa, sempre con Ryan Gosling come protagonista (Only God Forgives); James Gray si confronta con il tema dell'immigrazione (The Immigrant), con River Phoenix); Alexander Payne con un on the road, in bianco e nero, sul rapporto padre-figlio (Nebraska)...

Anche i francesi, padroni di casa, comunque non scherzano: Abdellatif Kechiche filma La vie d'Adèle, rifacendosi alla graphic novel Le bleu è une couleur chaude; Valeria Bruna Tedeschi, sorella dell'ex prèmiere dame Carlà, filma in pratica la propria vita (Un Chateau en Italie), ovvero la storia di una famiglia negli Settanta del terrorismo politico; Arnaud Desplechin mette in scena un reduce di guerra e l'analista che lo ha in cura (Jimmy P.) e lo fa in inglese, per meglio ribadire il gemellaggio fra le due cinematografie; Arnaud des Pallières la vicenda di un mercante di cavalli divenuto, nella Francia del Cinquecento, un capopopolo (Michael Kohlhaas); François Ozon quella di una prostituta adolescente (Jeune & Jolie); Roman Polansky, le fantasie sadomaso di La Vénus à la fourrure; Asghar Farhadi la crisi di coppia fra un iraniano e una francese (Le Passé). Ciò che resta fuori è un messicano (Heli, di Amat Escalante), un po' di cinematografia asiatica e il nostro Paolo Sorrentino (La grande bellezza). Sempre per l'Italia, Miele, di Valeria Golino (già uscito nelle nostre sale con un buon successo) e Salvo, di Fabio Grassedonia e Antonio Piazza, chiudono il quadro delle presenze nelle sezioni Un Certain Regard e Semaine de la Critique.
Negli Stati Uniti, dove è già in programmazione, Il Grande Gatsby sta facendo sfracelli di incassi, ma l'idea di vedere l'età del jazz come fosse quella dell'hip pop, al di qua dell'oceano fa storcere il naso a molti. Staremo a vedere.

Trovare un filo conduttore di questa 66° edizione, è impresa disperata e in fondo inutile. C'è al solito molto sesso, sia etero sia omo, e relative pulsioni sado-maso-fetich, c'è meno riflessione sulla vecchiaia e sulle turbe familiari rispetto allo scorso anno e, mettendo insieme il Gatsby fuori concorso e La grande bellezza sorrentiniana in concorso si potrebbe anche azzardare un revival nostalgia nel senso dell'estetica, il ricordo di ciò che eravamo prima della grande mutazione della post-modernità.

Sotto questo profilo, tutto il contorno di Cannes si muove in perfetta assonanza. Kim Novak sarà l'ospite d'onore del restaurato La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock; Kate Burton, figlia di Richard, e Chris Wilding, figlio di Elizabeth Taylor, della proiezione dell'altrettanto restaurato Cleopatra; è previsto l'arrivo di Alain Delon per la proiezione di Plain soleil, anch'esso reduce da un liftinfg (il film, non l'attore)... Il manifesto pubblicitario del Festival immortala un bacio fra Paul Newman e Johanne Woodward, mitica coppia hollywoodiana, in giuria c'è Nicole Kidman, la madrina sarà Audrey Tatou e insomma il glamour applicato allo chic rétro, che è una delle ricette di questa kermesse, è come sempre assicurato.

Di nuovo c'è che questa sarà l'ultima edizione presieduta da Gilles Jacob, specializzatosi negli ultimi anni a tirar fuori mémoirs autobiografici sui suoi incontri cinematografici canoensi, e una vendita all'asta di 80 disegni umoristici su film, registi, attori, in favore di Cartooning for Peace, l'organizzazione che si batte per la libertà di satira nel mondo. Non è molto, ma bisogna accontentarsi.

Buio in sala e buona visione.

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