Cultura e Spettacoli

Da Salone del libro a Salone di Stato

Alessandro Gnocchi

Non è una acquisizione né una nazionalizzazione ma ci assomiglia molto. Alberto Bonisoli ha dichiarato che il Salone del libro rientra nella sfera d'interesse del ministero dei Beni culturali. La formula scelta è la tutela del marchio e dell'archivio della Fondazione torinese. Spiega il ministro: «Chiunque acquisti un bene sotto tutela deve darne comunicazione e, quindi, il ministero sarà informato di tutti i passaggi di proprietà che ci potranno essere. Chi possiede il marchio - ha detto ancora - non è uno dei primari interessi del ministero, che può fare l'ultima linea di difesa. Nel caso ci fossero situazioni o banalmente nessuno lo volesse il ministero se ne potrà eventualmente occupare. Se ci sono altri soggetti che se ne vogliono occupare, noi siamo ben contenti». Tradotto: al massimo ci pensiamo noi. Si direbbe un favore tutto politico al sindaco pentastellato di Torino, Chiara Appendino, che si è lamentata del mancato sostegno del governo nella vicenda delle Olimpiadi invernali. Se così non fosse, Bonisoli avrebbe solo l'imbarazzo della scelta tra i Beni culturali bisognosi di tutela: ci aspettiamo l'estensione di questo benefit a qualunque evento ne abbia bisogno.

Si scherza. Infatti la prospettiva, neanche troppo remota, che il Salone del libro finisca nelle mani dello Stato fa paura e ribrezzo. Sappiamo che la politica ha sempre avuto voce in capitolo a Torino. Gli enti locali sono coinvolti nella gestione dell'evento. Ma l'intervento del ministero è un'altra cosa, e apre la porta non solo a brutti ricordi ma anche alla discriminazione. Perché Torino sì e gli altri no? Forse si fa cultura solo al Salone del libro, che in realtà è un orticello in cui brucano sempre gli stessi scrittori? Non dovrebbe essere il mercato a decidere? Se Torino (e anche Milano) non sta in piedi, vorrà dire che qualcuno si inventerà un nuovo modello di Fiera o Salone. Lo Stato dovrebbe uscire dalla cultura, salvo rarissimi casi. Qui invece c'è la volontà di intervenire dall'alto per salvare una manifestazione che altrimenti andrebbe in liquidazione.

La decisione di entrare, vedremo in quale modo, nel Salone è in piena continuità con un governo che ha una sola soluzione, si fa per dire, per tutto: nazionalizzare.

Commenti