Cultura e Spettacoli

"Sanremo è il vero talent, la mia non è rottamazione è semplice evoluzione..."

Il giovane trionfatore che ha spazzato via le vecchie glorie: "È naturale, la musica cambia"

"Sanremo è il vero talent, la mia non è rottamazione è semplice evoluzione..."

nostro inviato a Sanremo

Manco lui ci crede ancora. Francesco Gabbani ha vinto il Festival nel modo migliore: a sorpresa. Quando è arrivato era nel gruppone, poi ha vinto in volata ma proprio all'ultimo: a lui il 36% dei voti, alla Mannoia il 33%, a Ermal Meta il 31%. E il bello è che la sua «fan base», ossia i suoi tifosi duri e puri, non erano tantissimi e probabilmente in una settimana li ha centuplicati. Ora che ha vinto, poi. C'è arrivato cantando bene ogni sera, giocando in scena con un «gorilla» preso da un'intuizione dello zoologo Desmond Morris (scelta non originale ma d'effetto), sfoderando un sorriso bianco come il marmo di Carrara dov'è nato e un piglio guascone che senza dubbio funziona. E, c'è da scommetterci, funzionerà.

Scusi, Gabbani, ma Occidentali's Karma cosa vuol dire?

«È un brano che tende alla positività perché, cantando di come noi occidentali affrontiamo le discipline orientali, invita all'autoanalisi. Ma attenzione: un'analisi positiva».

Quindi lei fa yoga, meditazione eccetera?

«Ma no, ho provato a vivere in modo zen ma chi ce la fa a ragionare sempre secondo il qui e ora? Noi occidentali giudichiamo il presente pensando sempre al futuro. In realtà bisognerebbe vivere il presente dimenticando il futuro e non ricordando il passato. Ma chi ci riesce?».

Per qualcuno il suo testo è un insieme di frasi un po' casuali sulla falsariga di Battiato con Sgalambro. Ad esempio «Budda in fila indiana» oppure «Comunque vada, panta rei e singing in the rain».

«Non è così e ognuno la pensi come vuole. Dopotutto si può, no?».

Dalla prima sera è iniziato il suo gioco delle parti con un «gorilla» che ballando è anche diventato virale sul web. Ricorda anche la performance di Daniele Silvestri qui a Sanremo nel 2002 con Salirò.

«Ah sì, non me lo ricordavo davvero. Forse ero troppo piccolo» (sorride, ndr).

Poi è cresciuto. Anche grazie a una etichetta discografica piccola e agile.

«Sì con lo staff di Bmg Rights Management e con la promozione di Ma9Promotion mi trovo benissimo, sono agenzie molto veloci e aggiornate sui tempi e sui gusti del pubblico».

Però non pensava di vincere.

«Una sorpresa enorme. Dopotutto dopo la vittoria dell'anno scorso tra le Nuove Proposte, trionfare anche tra i Big in quello che è il talent con la T maiuscola mi sembra un sogno».

Gabbani, secondo lei è il Festival della rottamazione del vecchio pop?

«Non credo. Però di certo i gusti cambiano e questo non è di sicuro una rivoluzione. È sempre stato così, più o meno lentamente ma altrettanto inevitabilmente. D'altronde credo che il mio pubblico non possa riconoscersi in un brano pur significativo come quello di Al Bano, ed è giusto così. La musica evolve, inutile pensare che possa fermarsi. Perciò non è una rottamazione ma piuttosto una evoluzione».

E da che cosa è partita la sua evoluzione?

«Mai avuto idoli. Ho preso tutto da tutti, o almeno da chi mi piaceva e mi lasciava un segno».

Ossia?

«Ascolto di tutto, sono un musicista anzi un polistrumentista. E mi ritrovo nella tromba di Chet Baker come nel pop di Rihanna. Io sono il risultato di quel frullato di musica».

Quando è stato proclamato vincitore, si è inginocchiato davanti alla Mannoia in segno di rispetto.

«Il suo brano e la sua attitudine mi sono piaciuti moltissimo. Così come quelle di Paola Turci, che ha dato una prova meravigliosa qui al Festival. E poi c'è Ermal...».

Di nuovo.

«Eravamo insieme qui anche l'anno scorso».

E l'ha battuto di nuovo.

«Ma lo stimo tanto, abbiamo entrambi un percorso simile lontano dalla tv».

Ma Lei è passato dal cinema.

«Sì ho fatto la colonna sonora dell'ultimo film di Brizzi Poveri ma ricchi. E adesso me ne torno a casa per finire il mio disco».

Ma farebbe l'attore?

«Sì ma solo alla mia maniera».

E quale sarebbe?

«Non a ogni costo ma solo per un progetto vero».

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