Cultura e Spettacoli

Seicho Matsumoto è un treno puntualissimo

Daniele Abbiati

Misuteri, surira, sasupensu, hado boirudo (non chiedeteci di volgere questi vocaboli in ideogrammi...). I giapponesi hanno saputo imitare quasi tutto dall'Occidente, compresi i termini «mistery», «thriller», «suspense» e «hard boiled», nel loro lessico diventati quanto sopra. Le assonanze sono vaghe, d'accordo. Ma quanto al contenuto ci siamo. Naturalmente, a partire dal periodo Meiji, fra il 1868 e il 1912, quello che segue lo shogunato Tokugawa e, con l'imperatore Mutsuhito, chiude l'epoca feudale aprendo quella industriale e capitalistica. Guarda caso, sono gli anni dell'esplosione, in Europa e negli Stati Uniti, di ciò che da noi genericamente definiamo «giallo», in ossequio alla gloriosa collana «Giallo Mondadori».

E proprio in quella collana Adelphi ha pescato (e ritradotto, grazie a Gala Maria Follaco, dopo la versione di Mario Teti) un piccolo classico giapponese. Il titolo Tokyo Express rende bene l'idea, ma non era male anche La morte è in orario dell'edizione 1971, per questo che tuttavia, a voler essere precisi, non è né un mistery, né un thriller, né un romanzo di suspense, né un hard boiled. Poiché non vi è nulla di nascostamente misterioso, soltanto fatti da spiegare; nessuna tensione adrenalinica, semmai la tensione cerebrale di chi investiga; nessuna scena da cuore in gola, poiché l'azione del crimine ci viene risparmiata; tanto meno sparatorie, inseguimenti, spargimenti di sangue, visto che a uccidere è il cianuro. Insomma, il romanzo di Seicho Matsumoto, uscito nel '58, è proprio un giallo giallissimo giallerrimo che rimanda alla precisione millimetrica e che spacca il minuto di Agatha Christie. A proposito, anche lei, la signora della detection, amava il treno come strumento narrativo. Pensiamo ad Assassinio sull'Orient Express, a Istantanea di un delitto, a Il mistero del treno azzurro. Anche Matsumoto (1909 - 92) da buon giapponese amava la precisione, scrivendo usava la testa, lasciando ai sentimenti soltanto la scelta dei colpevoli, spesso, come questa volta, scelti fra i potenti della politica e dell'industria.

Qui tutto ruota intorno agli orari dei treni giapponesi (che non avevano e non hanno nulla da invidiare agli omologhi svizzeri), oltre che degli aerei. Il pezzo grosso di un ministero prende il largo con una cameriera. Saranno amanti in incognito, si dicono due colleghe della ragazza e il boss di un'azienda che da quel ministero riceve delle commesse, vedendoli su una carrozza alla stazione di Tokyo. Hanno potuto scorgerli soltanto per quattro minuti, altrimenti un altro treno li avrebbe tolti dalla loro visuale... Dopo che i due presunti piccioncini vengono trovati stecchiti dal veleno su una spiaggia a migliaia di chilometri di distanza, un vecchio poliziotto di provincia nota un particolare che i suoi colleghi non prendono nemmeno in considerazione. Sarà un suo giovane collega della capitale ad assecondarlo, prendendosi in carico un'inchiesta che lo porterà a girare come una trottola per tutto il Paese. La trottola si fermerà al punto giusto e nel momento giusto, incastrando i colpevoli, autori di un disegno quasi perfetto.

Come una miniatura giapponese.

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