Cultura e Spettacoli

Sferisterio di Macerata, un esempio per tutti

Per chi ama muoversi lungo la Penisola, consigliamo nel luglio canicolare di far tappa allo Sferisterio di Macerata, non solo per la ben nota cortesia marchigiana, ma per godere l'opera nella migliore acustica all'aperto d'Italia. Lasciata da parte la moda di sottotitolare un Festival operistico con tematiche del momento (visto quanto succede nel mare nostrum, quest'anno il titolo, è Mediterraneo), è pur vero che le tematiche delle opere prescelte a Macerata fissano conflitti tutt'ora dolorosamente attuali: in Otello, la gelosia privata del moro generale dei Veneziani si scatena dopo aver sepolto la «turchesca rabbia»; in Norma, adulterio e tradimento del voto di castità avvengono fra romani invasori e galli sottomessi; nel Trovatore la cieca vendetta di una zingara si scontra con quella, altrettanto funesta, di un nobile iberico. Più interessante sottolineare un esperimento riuscito e da imitare. Quello raggiunto dall'Associazione Arena Sferisterio che ha raccolto la non trascurabile cifra di centomila euro attraverso le donazioni liberali di cento mecenati. Un modulo che amplia notevolmente il peso del contributo privato, che a Macerata si somma a un «botteghino pesante» che copre, con un milione e 200mila euro, più di un terzo delle spese.

Intanto, da venerdì, il Festival è cominciato nel segno di Verdi: Otello (fino al 13 agosto), direttore Riccardo Frizza, fra i giovani più assennati e preparati, regista Paco Azorin, il quale ha promesso di «pulire e dare splendore», e di lasciare a Jago la regia in scena, per tessere la sua ragnatela mortale.

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