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Shiel legittimo re della fantasia fra superpoteri, selvaggi e amori

Scritto nel 1909, questo romanzo immaginifico è incentrato su una figura dall'intelligenza (artificiale) mostruosa

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In questa storia ci sono tre isole. La prima è quella che dà titolo al romanzo, L'isola degli inganni. Fuor di metafora, gli inganni vengono perpetrati nell'Isola di Barra, presso le Ebridi Esterne. Clima «troppo umido», terreno bastardo e cibo scarso («avena, un po' di orzo, patate e montoni costituivano il nostro sostentamento») sono gli ingredienti adatti a mettere in pratica un esperimento genetico mostruoso. Il pazzoide dottor Lepsius, infatti, coltiva un superuomo. Convinto che Dio non sia altro che «un teatrante pazzo» e che «gli esseri umani diventano ciò che il loro ambiente vuole», il tizio «aveva affittato una delle isole disabitate delle Ebridi» scassandola, «con spese folli, per adattarla a dimora del bambino». Lì, fuori dal mondo, il dottore educherà una specie di Frankenstein, fornendo il figlio, Annibale, di una intelligenza mostruosa. Perché questa artata macchinazione?

Qui viene la seconda isola, che sta in mezzo a un lago, in Somalia, ed è adornata da monasteri copti. Lì per studi scientifici, il dottor Lepsius trama l'inganno per appropriarsi di una stele, istoriata con «una mescolanza piuttosto strana di caratteri geroglifici, ieratici e demotici», che promette arcane «ricchezze di Gerusalemme». Visto che al dottore riesce di decifrare il monolite solo per metà, decide di mettere al mondo un figlio, un superuomo cerebralmente superdotato - che a un certo punto sbotta, «il mondo è la mia prigione; e mi è venuto in mente che mi sarei divertito a costruire un impero mondiale» - per risolvere l'enigma. La madre del bimbo, il dottore la sceglie tra la folla, accucciato sul ponte di Westminster, secondo le più ferree regole della fisiognomica. Che accade? Che Annibale, uno che «sembrava caduto dalla luna», si scontra con il mondo e con la Storia. E come si sa, «l'arrivo d'una donna è l'inizio della rovina per i grandi ingegni».

Ci resta la terza isola. Si chiama Redonda, è disabitata, piccolissima, sta nelle Antille. La acquistò un banchiere irlandese, Matthew Dowdy Shiell, nel 1865, per festeggiare la nascita del figlio che si chiamava come lui. Dalla Regina Vittoria, già che c'era, si fece affibbiare il titolo di re, che poi passò all'erede, Matthew Phipps Shiell. Il figlio, proprio come l'Annibale del romanzo, deviò dall'educazione paterna, segò una l dal cognome, divenne un imitatore di Edgar Allan Poe e un amico di Robert Louis Stevenson. Nel 1901, con il romanzo apocalittico La nube purpurea, ottenne l'agognata fama. Otto anni dopo pubblicò L'isola degli inganni, un delicato libro di culto, stampato da Serra e Riva nel 1979 e oggi riproposto da Castelvecchi (pagg. 190, euro 17,50).

Per la cronaca, Shiel regnò su Redonda, come Re Felipe I, fino alla morte, nel 1947; attualmente governa lo spagnolo Javier Marías, con fantascientifica benedizione.

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