Cultura e Spettacoli

Per la Sinistra, la Destra è sempre «ultra»

di Alessandro Gnocchi

Il politicamente corretto è diventato famoso per i suoi eufemismi e per l'ipocrisia delle sue perifrasi. L'illogica pretesa di risolvere i problemi ed eliminare le disuguaglianze attraverso la censura del linguaggio è stata ridicolizzata da molti. Basterà ricordare La cultura del piagnisteo (1993) di Robert Hughes: «L'assortimento di vittime disponibile una decina di anni fa negri, chicanos, indiani, donne, omosessuali - è venuto allargandosi fino a comprendere ogni combinazione di ciechi, zoppi, paralitici e bassi di statura o, per usare i termini corretti, di non vedenti, non deambulanti e verticalmente svantaggiati». Però, quando si tratta di squalificare l'avversario e intimorire i cittadini, il politicamente corretto esagera volentieri. Sfogliando i giornali, si nota che ormai qualunque posizione politica non sia appiattita sulla sinistra viene accompagnata dal prefisso «ultra», col risultato, senz'altro voluto, di confondere gli estremisti veri (ci sono) con quelli immaginari. Essere conservatori ha una certa nobiltà che sparisce immediatamente se il conservatore diventa un ultra-conservatore. Le elezioni all'estero non sono mai vinte dalla destra ma dall'ultra-destra, estrema destra è ormai poco, destra radicale pochissimo, destra nulla, non fa nemmeno paura. L'ultra-destra è sempre ultra-nazionalista, nazionalista sembra un pericolo del passato, patriota rischierebbe addirittura di fare una buona impressione. Un cattolico standard sarà ultra-cattolico specie ora che Papa Francesco è tutto meno che ultra-reazionario come Papa Benedetto XVI. Nulla di nuovo sotto il sole, per carità, piuttosto un ritorno di fiamma. Leggiamo nella Treccani che «ultra» ha iniziato a spopolare nella Francia della Rivoluzione francese. Non c'era bisogno di aggiungere altro. Infatti «ultra» stava automaticamente per ultra-révolutionnaire, ultra-patriote e per chiunque spingesse «all'eccesso la propria ideologia e prassi politica». In seguito, durante la Restaurazione, «ha indicato (in questo caso come abbreviazione di ultra-royaliste) i partigiani intransigenti della monarchia assoluta, avversari della Carta costituzionale concessa da Luigi XVIII nel 1814». Nel secondo dopoguerra, a partire dal 1950, ha assunto il significato di «nazionalista intransigente» con speciale riferimento a chi si opponeva alla indipendenza dell'Algeria.

L'abuso di «ultra», insomma, è roba da giacobini.

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