Cultura e Spettacoli

Al Sistina ritorna "Jesus Christ" con la Superstar Ted Neeley

Cast stellare per il re dei musical che ritorna a Roma e debutterà la sera del Venerdì Santo. Sul palco salirà lo storico interprete di Gesù del film del '73 di Norman Jewison. Con lui Pau dei Negrita nel ruolo di Pilato, Simona Molinari come Maddalena, Shel Shapiro nel ruolo di Caifa.

É uno spettacolo che sfida il tempo, Jesus Christ Superstar. Un musical - per molti «il musical» - che attraversa almeno tre generazioni di spettatori e appassionati e da qualche tempo viene proposto con regolarità anche in Italia, grazie soprattutto alla dedizione e alla passione di Massimo Romeo Piparo, regista e direttore artistico del Teatro Sistina di Roma.
Quella che va in scena è una vera e propria «edizione-evento». Sul palco del Sistina dal prossimo 18 aprile - la coincidenza con il Venerdì Santo non è casuale - salirà, infatti, uno dei due fuoriclasse a cui questo spettacolo è da sempre legato nell'immaginario planetario: Ted Neeley, classe 1943, il Cristo dalle note impossibili della prima edizione del musical, ma anche del film di Norman Jewison, un'opera cinematografica che proprio quest'anno compie 40 anni. L'altro fuoriclasse è Carl Anderson, il Giuda del film, che lo stesso Piparo riuscì a portare in Italia alcuni anni fa per un'altra edizione memorabile, prima della sua prematura scomparsa. Cantanti e attori straordinari legati anche da una amicizia forte, visto che come raccontato nella conferenza stampa di presentazione, fu Neeley a portare Anderson al provino e dimostrarono all'attonito regista le loro qualità e le potenzialità della loro interazione vocale e scenica.
Non c'è solo Neeley, però, a far sorridere gli appassionati. E' il cast nel suo complesso a promettere scintille ed emozioni. Nel ruolo di Pilato ci sarà, infatti, Pau, il frontman dei Negrita, e il resto del gruppo sarà presente per interpretare insieme all'orchestra di Emanuele Friello la spledida partitura di Andrew Lloyd Webber e il libretto di Tim Rice. Insomma una sorta di resident-band per tutta la durata dell'evento. Simona Molinari, cantautrice dalle doti vocali raffinate e importanti e con due apparizioni sanremesi alle spalle, come Maddalena. E ancora: il mitico leader dei Rokes, Shel Shapiro, nel ruolo di Caifa («questo musical ha l'innocenza del musical originale. Certo pensavo che Neeley fosse più alto» scherza). Poi un esordiente, Feysal Bonciani, fiorentino, scelto direttamente da Piparo e Neeley tra oltre 500 candidati grazie a una notevole somiglianza fisica con Carl Anderson, per il ruolo di Giuda («ha gli occhi di Carl e si muove come Carl» dice di lui Neeley). Un ragazzo del 1990 che nello show-case offerto in conferenza stampa è salito sul palco e ha dimostrato doti canore importanti. Infine un nome affermato del musical italiano come Paride Acacia - per 20 anni Gesù nell'edizione italiana - che soltanto di fronte al grande Ted Neeley ha rinunciato al suo ruolo consueto e ha cambiato veste. Infine Emiliano Geppetti nel ruolo di Simone.
«Ero un cantante-batterista del Texas, la guerra del Vietnam sciolse la nostra band» racconta Ted Neeley. «Andai a un provino solo per capire cosa fosse. Mi chiesero di eseguire una canzone e portai For once in my life nella versione di Stevie Wonder. Mi chiesero di cantarne un'altra, più dolce, e feci la stessa canzone nella versione di Tony Bennett. Il mio primo ruolo fu quello di Claude in Hair, poi venne Jesus Christ Superstar. Questo ruolo ha cambiato la mia vita. Ho anche incontrato mia moglie sul set del film in Israele». Neeley ricorda le asprezze e le polemiche religiose che accompagnarono Jesus Christ Superstar. «Il pubblico ci aspettava fuori, c'erano proteste tutte le sere, le strade bloccate. Chi protestava, però, non aveva visto lo spettacolo, io parlavo con loro e li invitavo a vederlo. Cambiavano sempre idea rispetto ai pregiudizi iniziali». Neeley - che incontrerà Papa Francesco in forma privata - racconta dei tentativi di Piparo di portare in scena il musical anche in Italia insieme a Carl Anderson, tentativi purtroppo mai andati a buon fine a causa della coincidenza con altri impegni contrattuali. E poi non lesina parole di entusiasmo per questa sua «prima» italiana. «É la realizzazione del sogno di una vita essere qui a Roma a portare uno show come questo, nella città dove si fermò l'apostolo Pietro. Lo spettacolo è la rappresentazione della speranza, dell'amore, della fede, del lato umano di Gesù, immortalato negli ultimi sette giorni della sua vita. A me ha cambiato la vita sia a livello professionale che umano». Roma, però, non sarà l'unica tappa. Il regista scherza, invece, sulle scelte del cast, di cui afferma di essere «fiero»: «Shapiro voleva fare Gesù, ma gli ho detto che era troppo vecchio. Poi quando ha visto Neeley mi ha mandato a quel Paese. Come ho convinto Ted? Mi sono buttato per terra a pelle di leopardo e ha detto sì».
Il prossimo 12 ottobre Jesus Christ Superstar sarà in scena con questo stesso cast all'Arena di Verona per il «Celebration Day» in occasione dei quarant'anni del film e dei venti dalla rielaborazione italiana di Massimo Romeo Piparo, con un'edizione molto speciale che verrà rappresentata al tramonto, inserita nella programmazione ufficiale delle Opere dell'Arena. Una scelta, quella della luce, che in qualche modo ricorderà la scena finale del film: quel grande tramonto con la sagoma di Gesù sulla croce («per me girarla fu un'emozione "overwhelming", soverchiante», racconta Neeley) mentre il bus con gli artisti parte e va via.

Un fotogramma, a distanza di 40 anni, ancora stampato nella memoria degli spettatori.

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