Cultura e Spettacoli

Amori e litigi quotidiani. "Un posto al sole" non tramonta da 20 anni

La telenovela napoletana in onda da ottobre '96. Il segreto? "Passione, temi sociali e cronaca"

Amori e litigi quotidiani. "Un posto al sole" non tramonta da 20 anni

Se le guardano le ragazzine, le loro mamme e le loro nonne. Le operaie e le professioniste in carriera. Le laureate e quelle che sono arrivate alla quinta elementare. Suocere e nuore si chiamano al telefono o si scambiano sms per commentare l'ultimo bacio, l'ultimo nato, l'ultimo divorzio, l'ultima lite. Insomma, non solo le soap non stanno morendo, ma sono più vive che mai. Venerdì scorso Un posto al sole ha festeggiato vent'anni di messa in onda. A fine novembre Tempesta d'amore celebrerà la puntata numero duemilacinquecento. Beautiful, dopo ben 26 anni, raccoglie ancora più di tre milioni di appassionati spettatori ogni pomeriggio e, a seguire, Il segreto, il vero fenomeno del momento, macina quasi tre milioni di fedelissimi. Nella frenesia delle giornate delle donne (ma anche di qualche uomo), quella mezzora dedicata agli amori, agli intrighi e alle passioni dei personaggi caramellosi delle telenovelas è un appuntamento irrinunciabile. Non ci vuole un sociologo per capire che un momento di svago è salutare, che si può ogni tanto spegnere il cervello senza per questo ritenersi dei «sotto culturati» che stanno a sorbirsi storie improbabili e dialoghi al limite dell'idiozia. Certo, disquisire a pranzo con i colleghi di The young Pope, House of Cards, Narcos o Orange is the new black è molto più cool. Le serie americane sono il must del momento, i programmi della gente glamour. Ma, alla fine, il grande pubblico, milioni di donne, resta incollato al caro vecchio teleromanzo. Prendete Un posto al sole di Raitre, la prima e unica soap italiana ancora in onda, ideata con metodo industriale quando direttore di Raitre era Giovanni Minoli. Venerdì scorso, 21 ottobre, nell'ambito della kermesse del Mia, il mercato internazionale dell'audiovisivo che si è svolto a Roma, tutto il cast della soap napoletana si è trovato all'Hotel Boscolo per festeggiare, insieme al direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta, i vent'anni: prima puntata, appunto, il 21 ottobre 1996. Una produzione il cui successo parla da solo. Ascolto medio: due milioni di spettatori, 8 per cento di share (da due decenni tutti i giorni!). Trasmessi: 4.606 episodi, 117.980 minuti. Attori: 17 protagonisti e 30/35 ricorrenti. Guest (attori che appaiono per poco tempo) e figuranti: 1.875 e 7.120. Registi: 120, tra cui Gabriele Muccino, Stefano Sollima, Francesco Micciché, Lucio Gaudino. Girati: 35 matrimoni, 22 funerali, 4.467 baci, 510 schiaffi, 26 arresti. E poi: 2.072 armi in scena, serviti 3.747.000 caffè (siamo a Napoli...).

Il perché di tanta fortuna ce lo spiega uno degli attori storici della soap, Patrizio Rispo, in arte Raffaele Giordano. «Il nostro segreto - racconta tra un calice e una fetta di torta alla panna (sarebbe stato meglio una pastiera...) il portiere di palazzo Palladini, passionale, travolgente, ironico esattamente come il suo personaggio - è che riusciamo a essere un mix tra intrattenimento e cronaca. Le puntate non trattano solo di temi rosa, ma anche tematiche familiari come l'omosessualità, l'adozione, le famiglie allargate, problemi sociali come droga, malavita, delitti, rapimenti, omicidi». Sul set dalla prima puntata, non è ancora stanco di essere vessato dalle richieste dei suoi condomini: «Non sono stufo proprio per niente. Spero di andare avanti altri cent'anni! Il bello è che le trame variano spesso e non ci si annoia. È come se fossimo una grande famiglia. E, poi, io continuo a recitare a teatro, che è la mia bombola d'ossigeno».

E il cattivissimo Roberto Ferri, all'anagrafe il fascinoso e loquace Riccardo Polizzy Carbonelli, che pensa? «Io sono il primo fan di Un posto al Sole. Per me entrare nella soap è come aver vinto l'Oscar. Conservo in faldoni le sceneggiature di tutte le 3550 puntate in cui ho recitato.

È bellissimo fare il cattivo: a volte le vecchiette mi fermano per strada per dirmi che vorrebbero darmi tante sculacciate».

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