il Giornale OFF - Arte

La soccorritrice Ketty che dipinge il "mondo cane"

Quadri alternativi in cui gli uomini sono ritratti come animali

La soccorritrice Ketty che dipinge il "mondo cane"

Poteva usare Ferno, il nome del bulldog inglese con il quale vive nei boschi della Val di Cembra in Trentino. Ed invece Caterina Marinelli si firma Ketty, diminutivo da bambola che sembra fare a pugni con la pipa (che fuma alternandola al sigaro) o con gli abiti maschili indossati a dispetto di qualsiasi clichè: perché Ketty è artista davvero anomala. Anzitutto è al di fuori di qualsiasi logica di mercato. Niente galleristi, niente critici, nessuna ricerca di notorietà: il suo è gesto puro, necessità espressiva coltivata ogni giorno. Come pittrice e scultrice ha fatto le prime uscite pubbliche grazie al circuito italiano di Outsider Art, con partecipazioni periodiche a Pergine Spettacolo Aperto nell'ex-manicomio dove fu rinchiusa la prima moglie di Mussolini, che ogni anno ospita riflessioni sul binario arte-follia.

Se le chiedi che lavoro fa, risponde convinta: «Faccio il volontario: io sono un soccorritore». Domanda: può il volontariato, apparire professione in quest'Italia che ha cancellato ogni significato semantico alla parola lavoro? «Altroché» - risponde convinta. E spiega che quando lei sale in ambulanza da volontaria, riceve subito una abbondante mercede: l'ispirazione. «E questa non ha prezzo».

E poi eccolo il dolore: su tela. Nei suoi dipinti solo uomini come cani, perché lei degli animali conosce l'anima, e l'uomo, quando soffre, torna animale. Torna vero, ritrova la sua umanità-animale. «Lo stesso termine animale contiene quello di anima. Non così nella parola uomo», afferma.

Ketty vive grazie ad un vitalizio lasciatole dalla famiglia adottiva. Il comune di Segonzano le dedicherà la sua prima personale nel 2013 con catalogo bilingue in italiano/inglese. Lei festeggia in musica: da piccola suonava il trombone nella banda di Gardolo, ora aziona un possente organo a canne nel salotto di casa dove si scatena intonando la «sinfonia trenica» da lei stessa composta. È intitolata ETR250 come il locomotore del trenino della Val di Non. Vederla suonare è epico: lei è treno, binario, motore, stridore di freni, sbuffo, porte che si aprono e si chiudono, passeggero, capotreno, bigliettaio e capolinea.

Un piccolo miracolo anche questo, in un mondo di cani.

Commenti