Cultura e Spettacoli

Dalla socializzazione delle fabbriche alla resistenza fascista nel Sud Italia

Giorgio Pisanò racconta le mosse disperate dei fedeli del Duce

Matteo Sacchi

Nel quarto volume della Storia della guerra civile in Italia- in edicola da oggi con il Giornale a 9,90 euro più il prezzo del quotidiano - Giorgio Pisanò affronta alcuni dei temi più delicati relativi alla storia della Repubblica sociale italiana. A partire da quello cardine: l'Rsi va considerata come un mero governo ombra dell'invasore tedesco o ebbe una sua specifica capacità di gestione del territorio e una sua, seppur limitata autonomia politica? Pisanò mette l'accento su quelle prassi di governo e di riorganizzazione politica che marcarono le differenze tra il fascismo pre 25 luglio e quello repubblicano. In primo luogo il programma di nazionalizzazione delle fabbriche che fu un punto di profonda rottura, e la vera scommessa mussoliniana nel tentativo di ottenere nuovamente un forte consenso attorno alla nuova istituzione politica. Il tema venne messo in risalto già dal Manifesto di Verona del 14 novembre 1943. La manovra per applicare la socializzazione partì dal decreto di nomina dell'ingegner Angelo Tarchi a ministro dell'Economia corporativa. I primi intoppi derivarono dall'opposizione tedesca. Tarchi avrebbe voluto i suoi uffici a Milano, come li aveva il generale Hans Leyers (sovrintendente della produzione industriale italiana per conto del Reich), ma fu mandato a Bergamo. Per l'11 gennaio 1944 il programma sintetico della socializzazione era pronto. Ma era ormai troppo tardi.

Certo, le scelte fasciste crearono apprensione nel movimento partigiano che inizialmente temette la loro presa sulle masse. Però in realtà regalarono ai partigiani dei potenti alleati. La borghesia del nord scelse di boicottare i tentativi di socializzazione e fece una rapida scelta di campo. Una scelta per altro anche legata alla percezione del fatto che i rapporti di forza tra Asse e Alleati fossero ormai irrimediabilmente segnati.

Come era segnata anche la resistenza fascista nel sud, che per primo Pisanò ha raccontato.

Commenti