Sanremo 2019

"Sono una nuova Rosalba che prova a farsi del bene"

L'artista torna al Festival di Sanremo a dieci anni dal debutto: «Ora sogno di andare all'Eurovision»

"Sono una nuova Rosalba che prova a farsi del bene"

In fondo per lei è sempre una ripartenza. E anche stavolta spariglia le carte. Arisa (vero nome Rosalba Pippa) arriva a Sanremo con una canzone che si intitola Mi sento bene ed è il biglietto da visita del disco che uscirà proprio durante il Festival: Una nuova Rosalba in città. Dopotutto sono trascorsi 10 anni esatti da quando, spaesata ed emozionante con Sincerità, ha vinto tra le Nuove Proposte. È stata, in quel Festival presentato da Bonolis, la prima Rosalba in città. Da allora, tra (molti) alti e (pochi) bassi, è diventata uno dei personaggi più difficilmente inquadrabili dello spettacolo e quindi sempre sorprendenti. Voce da usignolo e carattere che vola veloce tra gli stati d'animo, stavolta punta su di sé: «Ho imparato a fare di tutto per farmi del bene». Mica poco.

Ma come faceva a farsi del male, prima?

«Ci sono tanti modi per farsi del male. Ad esempio, se si dà troppo retta a ciò che dice la gente, gli effetti possono essere dannosi. Anche se si pretende troppo da se stessi, poi si sta male».

A lei è capitato?

«Qualche volta sì, ad esempio quando si ha l'obiettivo di raggiungere una perfezione che esiste solo su Photoshop. Oppure quando si idealizza troppo l'amore».

Com'è la nuova Rosalba in città?

«Ha imparato a gioire delle piccole cose, ogni giorno, sempre. Non è mica tanto facile riuscirci, sa?».

Lei inizia il disco cantando Dove non batte il sole.

«Sono una moderna e ironica Eva, che rappresenta il sentire primordiale della donna. In questo mi sento Eva. Mi sono sempre coperta con il mio personaggio, a metà tra maschietto e femminuccia. Ora basta. Ho ripreso identità».

Si spieghi meglio.

«Sono sempre stata considerata in parte l'ex fidanzata dell'autore, Giuseppe Anastasi, che ringrazio in ogni modo con il cuore, e in parte la ragazzina che ha il nome d'arte con le iniziali dei suoi famigliari (Arisa è l'acronimo del padre Antonio, poi Rosalba, le sorelle Isabella e Sabrina e la madre Assunta - ndr). Sono uscita da quel cliché».

Quando se ne è accorta?

«È un processo lungo e spesso non ne sei consapevole. Ma ho capito che anche i miei genitori sono più contenti di vedermi nel ruolo di donna che in quello di figlia. Durante le ultime vacanze di Natale, sono tornata come sempre a casa dai miei e, un giorno, mia mamma mi ha detto: Io non voglio che tu in futuro torni qui per le vacanze. Io vorrei che tu a quest'ora stessi su di una spiaggia con il tuo ragazzo».

Lo farà?

«Vedremo».

Lei canta Minidonna. Titolo che ha molte letture.

«In realtà non credo nelle etichette, ma nella libertà di essere noi stessi. Qui si parla di una minidonna con la minigonna che vuole ingannare un uomo piccolo».

Questo è il suo primo disco per l'etichetta Sugar di Caterina Caselli. E lei fa anche le «body percussions» in Tam Tam.

«Sì, è stato divertente: ha battuto i piedi sul pavimento della sala d'incisione, un vero ritmo!».

Al Festival la nuova Rosalba canterà Mi sento bene.

«È il riassunto di questi dieci anni di carriera».

C'è l'Arisa quasi personaggio Disney e l'Arisa che è una delle interpreti più intonate «in città».

«È davvero un degno manifesto di ciò che sono e che sono stata. Ho sempre scelto i brani da cantare, ma stavolta la Sugar mi ha messo a disposizione un parco autori di assoluto rilievo, da Viito a Lorenzo Vizzini, che ha saputo raccontarmi al meglio possibile».

Nella serata dei duetti avrà di fianco Tony Hadley, una leggenda degli Spandau Ballet (con la coreografia dei Kataklò).

«In un certo senso, quel brano fa un po' il verso al pop anni '80 e lui è un'icona di quel periodo».

C'è anche Amarsi in due, che è la versione italiana di Amar pelos dois che ha vinto l'Eurovision Song Contest del 2017. E il testo italiano è di Cristiano Malgioglio.

«Vuole che le dica la verità? Il mio sogno è di partecipare a quell'evento. E Malgioglio si è superato con un testo emozionante. Lo ringrazio proprio, il signor Malgioglio...

».

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