Cultura e Spettacoli

Spazio Blues

«La voce di Bobby Bland veniva da un altro mondo, sembrava un angelo selvaggio», scrivevano i giornali di lui negli anni Cinquanta, e qualcuno arrivò anche a definirlo «il Frank Sinatra nero». Voce potente e magnetica sono il segreto delle vivide ballate e dei calienti blues che Bland ha portato al successo negli anni Cinquanta e di cui è un ricco esempio Heres the Man!!!, il suo secondo album ufficiale, ristampato dalla Hoodoo Records con dieci «bonus tracks» rare e poco note. Insieme a Sam Cooke è stato l'alfiere del soul blues. Profondamente influenzato dal reverendo C.F. Franklin (padre di Aretha Franklin), Bland nelle canzoni (tutte scritte appositamente per lui) sposava sacro e profano, creando un mix evocativo ed emozionante. Il pianista Teddy Reynolds ricordava: «Le migliori sessions erano quelle con Bobby. Erano speciali e bellissime». Bland era nato in Tennessee nel 1930 e da giovane lavorò nei campi di cotone, ma la madre si era trasferita a Memphis proprio per agevolare la carriera artistica di Bobby, che si fece subito notare a Beale Street (la via della musica), unendosi a giganti come B.B. King, Johnny Ace e Roscoe Gordon in un gruppo chiamato i Beale Streeters. Il suo legame con B.B. King (di cui all'inizio faceva l'autista!) sarà lungo e molto prolifico.

«È difficile dire cosa sia il blues, perché esso ha mille sfaccettature», scrivevano nelle note di copertina del disco (1962) Dave Clark e Rene Williams, ma per capire la ballata blues basta ascoltare il superclassico Stormy Monday, il lento Blues In the Night o Jelly, Jelly, Jelly (ricco di doppi sensi) con la calda voce di Bobby Bland.

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