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Standing ovation per Kesha, i social chiedono sia liberata dal suo produttore

La cantante Kesha si è potuta esibire ai Billboard Music Awards, cantando una cover di Bob Dylan e incantando i fan. La casa discografica di Dr. Luke si difende: L’approvazione c’è sempre stata

Standing ovation per Kesha, i social chiedono sia liberata dal suo produttore

Dopo un tira e molla durato alcune settimane con il produttore Dr. Luke e la sua casa discografica, la Kemosabe Records, Kesha ha potuto cantare sul palco dei Billboard Music Awards: era la prima volta che la popstar si esibiva in pubblico da quando era incominciata la sua battaglia legale.

In occasione della sua partecipazione ai Billboard Music Awards, Kesha ha voluto omaggiare uno dei suoi cantanti preferiti, Bob Dylan, eseguendo la cover di “It Ain't Me, Babe”; durante l’esibizione, la cantante di “Tik Tok” è stata accompagnata da Ben Folds, il suo autore, con il quale nel pomeriggio aveva calcato il red carpet dell’evento musicale. L’esibizione di Kesha ha mandato letteralmente in visibilio i fan, che si sono alzati in segno di apprezzamento, dedicandole una standing ovation; la cantante non ha potuto fare a meno di ringraziare per l’affetto dimostrato dal pubblico e sul suo profilo Instagram ha dedicato un messaggio speciale a Ben Folds, scrivendo: “Lui è una persona così gentile, bella, solidale e positiva. E guardate quanto è adorabile”.

Oltre ad applaudire la sua performance, i fan di Kesha hanno chiesto a gran voce che la cantante sia liberata da Mr. Luke, che in attesa della sentenza definitiva continua a essere il suo produttore discografico.

In realtà, secondo quanto rivelato dalla Dick Clark Productions (DCP) alla rivista “People”, sembra che l’etichetta Kemosabe Records non abbia mai ostacolato la partecipazione di Kesha ai Billboard Music Awards: “La performance è sempre stata approvata in buona fede ed è stata sospesa solamente quando la Kemosabe Records ha avuto il sospetto che Kesha era intenzionata a utilizzare il palco dei Billboard Music Awards per parlare della battaglia legale”.

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