Cultura e Spettacoli

Stasera «il rito dei riti» alla Fondazione Cini Poi toccherà a Bocelli

La famiglia Pinault accoglie mille ospiti Domani il cantante con Lorenzo Quinn

Francesca Amé

da Venezia

Ogni Biennale ha i suoi riti. Questa è la settimana prediletta dal gran circo dell'arte contemporanea: artisti, collezionisti, curatori, direttori di musei, wannabes, art-influencer e giornalisti da tutto il mondo. Padiglioni nazionali ed eventi collaterali con talks e live-performances (la più attesa: ieri notte, a San Lorenzo, la «sacerdotessa del multimediale» Joan Jonas rifletteva su Venezia, vulnerabile città d'acqua). E, soprattutto, feste ed eventi.

Il principale è stasera, padroni di casa Monsieur François e Madame Marie Yvonne Pinault con il figlio François-Henri accompagnato dalla moglie, l'attrice Salma Hayek: mille ospiti vip, per una cena tra i suggestivi chiostri della Fondazione Cini. È «il rito dei riti» e qui tutti si augurano che il tempo regga. Tra le calli, gli addetti ai lavori mugugnano: «Torniamo a fare la Biennale in giugno: a maggio fa freddo». Non per i party, però. Lunedì sera, la Fondazione Querini Stampalia ha brindato con madame Opalka all'arte del compianto marito Roman insieme alla mitologica Kiki Smith, mentre il Club2Club si è animato in tarda serata (avvistati il critico Hans Ulrich Obrist e l'artista Lara Favaretto). Le cene non sono solo divertissement, ma business per le gallerie: Gagosian ha messo a sedere duecento persone in onore della «sua» Helen Frankenthaler (in mostra a Palazzo Grimani), coccolati gli ospiti di Hauser&Wirth, presente con la mostra su Arshile Gorsky a Ca' Pesaro, e gli invitati del gallerista austriaco Thaddaeus Ropac (il cui pupillo, il rumeno Adrian Ghenie, espone a Palazzo Cini). The Art Newspaper si è chiesta, qualche giorno fa, «Does the Venice Biennale still matter?». Tradotto: con 320 biennali in tutto il mondo e 300 fiere di settore, Venezia conta ancora qualcosa? Il contesto (quindi anche le cene) fa la differenza.

I dealers si lasciano incantare in gondola: Liz Swig lo sa bene e ha affidato a Cindy Sherman e Catherine Opie una rilettura degli antichi camei (le opere sono in vendita all'hotel Cipriani). I brand del lusso marcano il territorio: a Murano la maison Riunart, con la Fondazione Berengo, ha invitato l'artista brasiliano Vik Muniz, mentre ieri sera al Circolo Ufficiali della Marina Militare Audemeras Piguet ha animato la festa «smart-luxury» di My Art Guides Venice Meeting Point. Gli yacht russi sono un classico così come le «manone bianche» di Lorenzo Quinn, quest'anno all'Arsenale (e domani sera Andrea Bocelli canterà per il figlio del grande Anthony in un evento esclusivo). Gli artlovers di casa nostra preferiscono l'eleganza sabauda di Patriza Sandrettro Re Rebaudengo che ieri sera, allo spazio Combo, ha fatto gli onori di casa con Carolyn Christov-Bakargiev all'inaugurazione di The Piedmont Pavilion (performance di Michelangelo Pistoletto). Iconico il Padiglione Italia curato Milovan Farronato, di cui Gucci sponsorizza il progetto: caccia grossa all'invito per la cena inaugurale di venerdì al Labirinto di Borges sull'Isola di San Giorgio (atteso il ministro Bonisoli).

Quest'anno si chiude l'era del presidente Paolo Baratta. «Non siamo qui per dare un'oggettiva visione del mondo delle arti - ha detto ieri all'anteprima con la stampa -, ma per offrire una fertile parzialità. Ciascuna mostra è una visione parziale, ma chi viene qui deve sapere che non verrà né imbonito né obbligato a essere impressionato da quello che si fa».

Interessante.

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