Cultura e Spettacoli

Le stilettate (musicali e non) del Debussy "critico"

Le stilettate (musicali e non) del Debussy "critico"

L'1 aprile 1901 i lettori francesi de La Revue blanche trovarono il pezzo d'esordio di un nuovo collaboratore per la critica musicale: «Visto che mi hanno chiesto di parlare di musica su questa rivista, consentitemi di spiegare in poche parole il modo in cui intendo farlo. Più che della critica, ci troverete impressioni sincere lealmente vissute». La firma era quella di Claude Debussy. La sua poco esplorata attività giornalistica (dopo la Revue, la collaborazione più corposa la ebbe col quotidiano Gil Blas) viene ora edita integralmente in Italia nel volume Monsieur Croche. Tutti gli scritti (Il Saggiatore, pagg. 342, euro 29) curato da Enzo Restagno.

Debussy non disattese mai il suo manifesto programmatico scrivere «impressioni sincere» come quando, per bocca di Monsieur Croche (il suo alter ego giornalistico), definì il guru della musica francese dell'epoca, Saint-Saens, «vecchio sinfonista impenitente». Sarcastico con il parigino Teatro dell'Opéra: «Il passante sprovveduto lo prenderà sempre per una stazione ferroviaria e, una volta dentro, c'è il rischio che lo prenda per un bagno turco»; e ancora: «Perché l'Opéra non può essere diretta da un consiglio di persone che impieghino piuttosto l'orgoglio di avere molto denaro per fare cose belle?». Scettico verso l'insegnamento scolastico dell'armonia («I musicisti armonizzano tutti alla stessa maniera») e sui concorsi («Infliggono l'ascolto di molta brutta musica»). Frequentava concerti con molta parsimonia: «A Parigi si tengono sei concerti domenicali, ma è cosa impraticabile per chi possiede solo un paio di orecchi per ascoltarli e un paio di gambe per recarvisi. Ho deciso di non assistere a nessuno di essi». Straordinarie inutile dirlo le recensioni: tra i suoi prediletti Massenet (secondo Debussy il massimo rappresentante della musica francese del XIX secolo), Musorgskij, d'Indy, Weber, Richard Strauss, Franck, Berlioz, Albéniz; entusiasmo mitigato per Grieg e Gounod; stilettate pungenti per Wagner («Fu un bel tramonto scambiato per aurora»). Chiude il volume una preziosa sezione con le interviste rilasciate da Debussy tra il 1902 e il 1914.

Insomma, lo spirito con cui si accoglie quest'omaggio al compositore francese fondatore delle avanguardie in occasione del centenario della morte è riassumibile nel titolo dell'introduzione di Restagno: «Finalmente».

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