Cultura e Spettacoli

Storia ben ricostruita del «Macellaio di Praga»

di Cédric Jimenez con Jason Clarke, Rosamund Pike, Jack O'Connell, Mia Wasikowska

Il titolo originale della pellicola è HHhH, come quello del romanzo di Laurent Binet dal quale è tratta (Giulio Einaudi Editore), ovvero l'acronimo del tedesco «Himmlers Hirn heißt Heydrich», che significa «il cervello di Himmler si chiama Heydrich». E spiega perfettamente il perché dell'ascesa al potere di Reinhard Tristan Eugen Heydrich, uno dei più influenti gerarchi del terzo Reich, capo, tra gli altri, della Gestapo e stretto collaboratore di Himmler. Fu lui a tenere, a Wannsee, nel 1942, la famosa conferenza per pianificare la «soluzione finale della questione ebraica», ovvero il genocidio. Nominato da Hitler come governatore del Protettorato di Boemia e Moravia, si valse il soprannome de «Il macellaio di Praga» a causa del regime di terrore instaurato in Cecoslovacchia. Il generale delle SS venne ucciso nell'attentato di Praga, del 1942, unico gerarca assassinato durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film, diretto da Cédric Jimenez, ha come epicentro proprio l'«Operazione Anthropoid» (qualcuno, forse, ricorderà il film Anthropoid, uscito solo tre anni fa) che portò a quel famoso omicidio. La prima parte del film è dedicata all'ascesa di Heydrich (Jason Clarke, sempre credibile e che ben incarna i tratti ariani del suo personaggio). Entrato in Marina, viene congedato per condotta deplorevole (questione di donne). Grazie al sostegno concreto della fidanzata Lina (Rosamund Pike, perfetta), poi divenuta sua moglie, fervente sostenitrice di Hitler, l'uomo inizia la sua ascesa nel Nazismo, grazie al controspionaggio. Entrato nelle grazie di Himmler, scala rapidamente le gerarchie fino a diventare Direttore dell'Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich e Viceprotettore di Boemia e Praga. Dopo un'ora, la pellicola si occupa dei suoi attentatori, Jan Kubi e Jozef Gabcik, raccontando i preparativi dell'agguato, le loro storie personali, il fatidico giorno. Che occupa tutta la parte finale, minuzioso nei dettagli, fino al noto epilogo. Nel film, però, non si fa cenno alle accuse, rivolte al generale, sulle sue presunte origini ebree. Strana scelta. Un film, ben diretto, che non fa sconti, nel senso che, crudo, non sottrae, alla vista, le dosi di orrore.

I sensibili, ne tengano conto.

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