Cultura e Spettacoli

La strage dei cristiani è la tomba di Dio

Il saggio di Giulio Meotti racconta l'entità di un massacro di cui nessuno parla

La strage dei cristiani è la tomba di Dio

È un libro che non avrei mai voluto leggere. Capisco che come incipit non sia molto pubblicitario e allora rimedio subito: è un libro che tutti dovrebbero leggere. A dispetto delle apparenze non sono affermazioni così contraddittorie: La tomba di Dio di Giulio Meotti (Cantagalli) è un libro il cui contenuto (vedasi sottotitolo: La morte dei cristiani d'Oriente e l'abbandono dell'Occidente) vorrei non esistesse, ma siccome purtroppo esiste è necessario che venga conosciuto. Certo, se siete persone sensibili dovete prendere delle precauzioni. Io per esempio ho evitato di portarmelo in camera da letto, di leggerlo di notte come faccio abitualmente con letteratura meno ansiogena: mi avrebbe tolto il sonno. «In questi pochi anni sono partiti un milione di cristiani dall'Iraq. Ripetiamo questa cifra: un milione di profughi e perseguitati religiosi. Nativi. Indigeni. Legittimi abitanti di quella terra, la loro casa, e custodi di una fede antica duemila anni». Certi drammi, certi libri, è meglio affrontarli alla luce del giorno, lontano dall'ora in cui possono trasformarsi in incubi.

Maneggiata con tutte le cautele possibili resta una storia allucinante quella raccontata da Meotti in trecento pagine rigate di lacrime: la cancellazione del cristianesimo orientale (e dunque, lo ribadisce spesso, del cristianesimo originario) senza che il cristianesimo occidentale alzi un dito per impedirlo. Ammesso che il cristianesimo occidentale esista ancora. Bat Ye'or crede che sia estinto e lo dice nella prefazione: «L'Europa senza dubbio non è più cristiana dal momento che dimostra una simile indifferenza di fronte all'angoscia dei suoi correligionari». La saggista dal nome difficile che ha coniato il termine di Eurabia, perfetta sintesi per dire la strisciante islamizzazione del nostro continente, è un'ebrea nata in Egitto e residente in Inghilterra, dunque ha uno sguardo più oggettivo, una prospettiva più ampia. Su questi temi un italiano cattolico è condizionato, volente o nolente, dal clero cattolico italiano che, volente o nolente, è molto spesso allineato all'islamofilia dei vertici. «Tanti sacerdoti hanno chiesto di aprire ai migranti del Medio Oriente venuti dal Mediterraneo, ma senza spendere una parola sui cristiani massacrati, torturati, sterminati in Medio Oriente» scrive Meotti che cita i numerosi appelli giunti da quelle terre infelici, regolarmente caduti nel vuoto. I vescovi italiani non hanno orecchie per i colleghi siriani e iracheni che senza posa lamentano la situazione tragica delle loro comunità. L'arcivescovo di Mosul fa presente che «l'ideologia dei terroristi islamici è la religione islamica stessa: nel Corano ci sono versetti che dicono di uccidere i cristiani», ma è tutto inutile, in Europa «i leader cattolici ci assicurano che la violenza non ha nulla a che fare con l'Islam». I residui lettori di Avvenire e di Famiglia Cristiana continueranno a ignorare che in alcuni villaggi prossimi al biblico Eufrate i seguaci di San Nestorio sono passati in pochi giorni da 10mila a 900, e se per caso venissero a saperlo non riuscirebbero a spiegarselo: come mai questi devoti alla Vergine Maria sono fuggiti (o finiti sotto terra) se davvero come dice Papa Francesco «l'islam è religione di pace»?

Conosco e stimo Giulio Meotti da parecchi anni, è un uomo tranquillo, un padre di famiglia, un lavoratore pendolare, forse pure un giornalista secchione (su Israele è mostruosamente preparato), e sebbene sia un toscano orgoglioso come Oriana Fallaci (che credo avrebbe apprezzato questo libro) non lo direi un pasionario, un rabbioso. Lo direi piuttosto un malinconico. Non un rassegnato, però, visto che insiste, sulle pagine di un piccolo giornale come il Foglio, e di libri pubblicati presso piccoli editori come Cantagalli, a dire verità che nessuno, forse nemmeno io che preferirei dormire in pace, vuole sentirsi dire. Meotti è un uomo tranquillo ma la verità su Papa Francesco non può nasconderla, come non può nascondere la rottura di continuità fra Bergoglio e Ratzinger. Nel 2004 il futuro Papa Benedetto disse: «La multiculturalità, che viene continuamente e con passione incoraggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie». Nel 2016 Papa Francesco affermò: «L'identità dell'Europa è, e lo è sempre stata, un'identità multiculturale». Sembrano due religioni diverse e forse lo sono e La tomba di Dio si prende il rischioso merito di dire che il re, stavolta il papa re, è nudo. Lo fa con un elenco di chiese abbattute e cristiani accoltellati, di fosse comuni e cristiane stuprate che farebbero indignare una pietra, ma che non smuovono il vertice di Santa Romana Chiesa fossilizzato nel chiedere «l'ampliamento dei canali migratori» e dunque dei massacri che il multiculturalismo prossimamente, inevitabilmente, produrrà in Europa. Per un cattolico praticante che voglia rimanere in comunione con Roma La tomba di Dio è libro davvero problematico ma l'alternativa è indegna di un uomo libero.

L'alternativa, scrive Meotti, è «stordimento e autocensura».

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