Cultura e Spettacoli

Il supereroe Adrian sconfitto dal "santo ascolto"

La seconda puntata scende al 13 per cento: adesso Celentano per salvarsi deve rimettere i panni da guru

Il supereroe Adrian sconfitto dal "santo ascolto"

Eh sì, adesso Celentano deve proprio tornare a fare il guru. Deve tornare a predicare contro la violenza, contro l'inquinamento del mondo, contro i cattivi, a favore della pace nel mondo, della bellezza e dell'arte. Altrimenti il suo caro cartoon Adrian farà una fine che neppure nel peggiore degli incubi avrebbe potuto immaginarsi. Tanti anni di lavoro, tanti cervelli chiamati a raccolta per raggiungere il 13 per cento di share, che avrebbe ottenuto ugualmente se fosse rimasto un'intera ora muto davanti alle telecamere offrendo agli spettatori il suo sorrisetto beffardo. Per la precisione, martedì, nel secondo appuntamento del suo strampalato progetto, lo show prologo Aspettando Adrian è calato a 3.965.000 spettatori per uno share del 15% e il cartoon vero e proprio a 2.887.000 spettatori, 13,26% (la prima serata aveva fatto il 20%). Nella sua spirale narcisistica, Celentano pensava di stare creando una grande opera, invece potrebbe rivelarsi il fiasco di fine carriera.

Dunque, a questo punto, il cantante ha davanti due strade: lasciare andare la serie al suo destino e cioè l'inesorabile diminuzione degli ascolti o sostenerla con una presenza vera sul palco del teatro Camploy di Verona. Non come ha fatto nelle prime due puntate dove è apparso pochi secondi, oppure con la sola voce senza il corpo, o con il corpo ma senza la voce, come ci ha «deliziato» martedì. Adesso ci vuole una bella cantata, con la chitarra al collo, di quelle che fanno perdere la testa alle vecchiette e ai suoi fan di tutte le generazioni, o - come detto - una bella invettiva, magari contro Salvini che lascia gli immigrati a morire in mare... Prossimo appuntamento: lunedì (e poi ancora altri sei). Lì si vedrà cosa avrà deciso sua Celentanità. Certo pare difficile che il suo Clan lasci andare l'operazione verso il naufragio e che non preferisca invece salire su quell'Arca di Noè (simbolicamente rappresentata nella scenografia dello show) che porta verso la salvezza. Perché oltre all'essere, tanto sbandierato dal venerato maestro, conta anche l'avere: Adrian (con un calcolo approssimativo del valore delle prime serate di Canale 5) è costato tra i 10 e i 15 milioni di euro, che secondo alcuni arriva anche a 20, contando le spese per la lunga gestazione. E non si possono buttare a mare tanti soldi anche se, immaginiamo, il Clan - da contratto - verrà pagato ugualmente qualunque siano i risultati di audience. A proposito di Mediaset, a quanto è dato sapere, pare che non ci sia grande preoccupazione ai piani alti di Cologno Monzese e neppure irritazione per l'attacco dell'altra sera sull'omologazione con la Rai («È un artista - si commenta - e fa quel che gli pare»). Che l'operazione fosse altamente rischiosa era ovviamente stato messa in conto. Quando si è scelto di aderire al progetto, si puntava sull'offerta di Celentano di mostrarsi in pubblico (possibilmente parlante) per nove/dieci serate, operazione che ovviamente alletterebbe qualsiasi tv e a cui prima infatti aveva «abboccato» Sky. E, in effetti, la serie animata avrebbe avuto molto più senso sulla tv satelliare o su Netflix, per esempio, dove avrebbe potuto interessare un pubblico più di nicchia, anche se chi apprezza la grapich novel cerca cose ben più evolute.

Intanto non si placano gli sberleffi e le polemiche sui social. Da Napoli si protesta per la scritta «Mafia International» che compare nel cartoon su un palazzo della città partenopea con dovuto intervento del sindaco De Magistris che parla di «brutta fotografia far presagire che Napoli nel 2068 sia vinta dalla mafia». E poi non si sprecano le battute. Eccone alcune: «Celentano non ha fatto flop. Non c'era». «Ora finalmente non ci faranno più vedere la pubblicità che spacca i timpani»...

A lunedì.

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