Cultura e Spettacoli

Svitati (ma non troppo) a caccia d'avventura

Svitati (ma non troppo) a caccia d'avventura

Alla fine si tratta di uno dei miti fondativi della cultura a stelle e strisce. Tanto che sul versante colto si potrebbe arrivare sino a Walden ovvero Vita nei boschi di Henry David Thoreau (1817-1862). Alla fine per gli statunitensi andare in to the wild (ricordate il film?) resta un must esistenziale.

Però ora sembra andare molto di moda guardare gli altri farlo dal proprio divano. Infatti la serie Mountain men negli usa è diventato un vero e proprio cult da tre milioni di spettatori. Insomma questa sorta di docureality sui picchiatelli che vivono come dei pionieri (o fanno finta di farlo) funziona meglio di moltissime serie. Da oggi alle 23 su History ( canale 407 di Sky) la seconda stagione approda sugli schermi italiani. Da noi, per carità, è un prodottino di nicchia. Che si infila sul filone di altri programmi che raccontano la vita di svitati di svariata natura: camionisti che guidano sul ghiaccio( Ice Road Truckers ), pescatori di granchi ( The deadliest catch ), o gli apocalittici che si preparano alla fine del mondo ( Gli apocalittici, di cui è andata in onda anche una versione italiana).

Però in questo caso la serie, per quanto stramba, ha un valore aggiunto. Racconta di un sogno rimasto lì, nel cuore degli Usa. Non dice niente su come sono gli Stati uniti. Però dice qualcosa su come vorrebbero essere. Ecco perché allora persone un po' sovrappeso si incollano al divano per vedere se Tom Oar e sua moglie Nancy nella valle dello Yaak (più Montana di così no si può) riescono a raccogliere cibo e legna sufficienti per tutto l'inverno o riescono a fermare l'incendio boschivo che rischia di radergli al suolo la sua casona di legno (ma molto elegante). Oppure se in Alaska Marty Meierotto riesce a sopravvivere alla tempesta che rischia di abbattere il suo piccolo aereo con cui si avventura alla ricerca di animali da pelliccia pellicce. Ma non pensate che basti andare lontano da tutti per sfuggire alla crisi. Nel North Carolina si può palpitare per Eustace Conway, costretto a chiedere un ingente prestito per riscattare la sua terra da un'ipoteca. Oppure tifare per Charlie Tucker che lascia il lavoro per vivere a tempo pieno come cacciatore di pelli. E alla fine della puntata le possibilità sono due. O pensate che un mezzo continente ha le rotelle fuori posto. Oppure che nella sua battuta finale Corvo Rosso non avrai il mio scalpo del grande Robert Redford non era solo un western. La frase finale della voce narrante diceva: «La sua montagna. La sua pace. Le sue grandi cacce. La sua giovane sposa. Con tutto ciò, sarebbe stato diverso. Alcuni dicono che è morto... altri dicono che non lo sarà mai».

In tre milioni ci credono ancora.

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