Cultura e Spettacoli

Tanto odio, poco amore. Muccino smonta la famiglia allargata

«A casa tutti bene» sfrutta l'effetto Sanremo: nel cast i presentatori Favino e Impacciatore

Tanto odio, poco amore. Muccino smonta la famiglia allargata

In America non gli avrebbero offerto il palco nazionale più importante per pubblicizzare il suo amaro film sulla famiglia che scoppia, tra tentativi di uxoricidio e amplessi fra cugini sotto gli occhi dei minori. In Italia, invece, Gabriele Muccino, pupillo di Walter Veltroni ai tempi de L'ultimo bacio (2000), promuoverà a Sanremo, nella prima serata del festival, il cast della sua commedia corale A casa tutti bene (dal 14). Dove recitano anche Pierfrancesco Favino e Sabrina Impacciatore, ingaggiati dall'Ariston come presentatori. Sempre a spese del contribuente, che d'altronde ha concorso a finanziare il film, prodotto da Rai Cinema con Lotus Production, in associazione con 3Marys Entertainment: budget di 7 milioni e mezzo. Sarà per questo che il regista romano, operativo a Hollywood quando Will Smith disse sì al fortunato La ricerca della felicità (2006), ora sostiene d'aver abbandonato gli States e il proprio nomadismo tra Italia e Usa. «Non tornerò a vivere in America: per me, capitolo chiuso. Sono felice d'essere tornato», scandisce l'autore, sorvolando sui flop a stelle e strisce di Quello che so sull'amore («film inutile» per il Los Angeles Times) e del melodrammatico Padri e figlie (2015), causa dell'allontanamento dal box-office Usa.

Conclusa l'esperienza hollywoodiana, Muccino gioca la carta di A casa tutti bene, storia d'una famiglia allargata che si ritrova a festeggiare le nozze d'oro dei nonni (Stefania Sandrelli sposa di Ivano Marescotti) sull'isola d'Ischia, dove fratelli, cugini, nipoti e prime mogli, con seconde mogli, mettono i piedi sotto lo stesso tavolo, pur avendo una gran voglia di scannarsi a vicenda. Sarebbe stato meglio partire col primo traghetto, ma il mare in tempesta obbliga la coabitazione coatta tra parenti serpenti. C'è Carlo (Favino) che non sopporta la moglie numero 2 (Carolina Crescentini), la quale, a sua volta detesta la di lui moglie numero 1 (Valeria Solarino). Scenata dopo scenata, Carlo tenta di buttarla a mare: tanto lei ha un altro. C'è Isabella (Elena Cucci), che fa sesso col cugino (Stefano Accorsi), mentre il marito è via, ma la loro figlioletta è lì, proprio davanti a lei mentre si avvinghia al cugino. C'è Sara (Impacciatore) che vuol tenersi il marito (Giampaolo Morelli) nonostante l'amante di lui. E il coatto Ricky (Gianmarco Tognazzi), assillato dai debiti, che supplica i parenti, ma loro preferiscono ascoltarlo mentre suona il piano, però niente aiuti economici.

Sull'Isola Verde il perdente è con la mamma Maria (Sandra Milo), che bada a non cadere, altrimenti ossa rotte e «ciao core». Infine c'è Beatrice (Claudia Gerini), che cura il marito affetto da Alzheimer (Massimo Ghini), programmando di metterlo in una clinica... Si mangia spesso, con i tipici rituali della messa a tavola officiati da nonna Sandrelli; si urla abbastanza, ci si odia, si va sopra e sotto, tra i vicoli ischitani e il porto: incontri e scontri in famiglia.

«Ho voluto raccontare la famiglia allargata come un villaggio globale, ai tempi del Big Bang delle relazioni umane. Parlo delle dinamiche che governano l'animo umano. In questa famiglia, chi è compiuto non lo era prima e chi è incompiuto, una volta era compiuto. La vita è questione di tempi e tutti abbiamo un black out.

Non esprimo giudizi, ma cito Le notti di Cabiria e Io la conoscevo bene. Dovevo fare il film di Guadagnino, ma poi ho evitato: non sapevo maneggiare la materia», spiega Muccino, che con la troupe sull'isola non ha risentito del recente terremoto di Casamicciola. Per la Sandrelli «la famiglia significa rapporti al cubo e noi donne siamo fatte per reggere il mondo: felice d'essere donna».

Per Favino «nel film c'è vita quotidiana». Accorsi non aveva «mai fatto un film così corale, con venti attori in scena tutti insieme» e la Gerini sottolinea come «nessun ruolo sia in evidenza».

È il rimprovero che i Vanzina muovono al cinema italiano: troppe commedie corali e nessun bravo solista.

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