Cultura e Spettacoli

Il teatro di Hindemith spiegato da Muti

Nobilissima visione (1938), è una leggenda ideata da uno dei maggiori compositori del Novecento, Paul Hindemith, con l'ausilio visivo di uno dei più geniali rappresentanti del mondo della danza moderna, Leonide Massine.
Entrambi folgorati dagli affreschi di Giotto in Santa Croce a Firenze, vollero rappresentare la vita di San Francesco. Un esorcismo religioso alle porte della follia bellica. Nobilissima visione è anche il tema di «Ravenna Festival 2012», dove le più diverse culture delle religioni trovano ospitalità nello scenario unico dei monumenti ravennati. Il balletto di Hindemith è stato presentato nella versione musicale abbreviata della suite da concerto, da cui il coreografo Misha van Hoecke ha abilmente ricavato una serie di stazioni narrative (la predica agli uccelli, le nozze mistiche con la povertà, la persecuzione), chiuse dall'inondante apoteosi della Croce di luce. L'appropriata scena di Carlo Savi, cui si devono anche le divine apparizioni giottesche sul fondale, avvolgeva Francesco (Alessio Rezza) e Chiara (Gaia Straccamore) e i fraticelli del corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma, in armonia con la coreografia, calata nello spirito mistico e severo, e a tratti, serenamente popolaresco, della musica. Altro clima - ipnotica attesa - in Sancta Susanna (1921), che componeva la seconda parte hindemithiana della serata. Hindemith stempera la morbosità espressionista del soggetto con la sensibilità al colore orchestrale e una declamazione calibrata. Davanti ad un altare dominato da un crocifisso quasi di carne vera, suor Susanna (Csilla Boross) rivive la travolgente passione di una consorella per il Crocifisso, fra l'orrore delle monache che tentano di allontanare il Maligno. Susanna è una Salome in salsa monastica, realizzata con grande forza di sintesi teatrale, sostenuta dalla bellissima ideazione scenica della regista Chiara Muti, che si valeva della scena di Leonardo Scarpa e dei costumi di Alessandro Lai.
Riccardo Muti ha presieduto le due espressioni di Hindemith con alto potere interpretativo, ottenendo dalla pur giovanile orchestra Cherubini, le dovute differenze stilistiche che di solito è difficile avvertire in organismi di pur blasonate istituzioni musicali. E allora è sempre vero l'adagio che ricorda come non esistano orchestre minori ma soltanto direttori inadeguati. La bella serata al Teatro Alighieri di Ravenna ci ha confermato la centralità coordinatrice del direttore d'orchestra, intesa anche come catalizzatrice dei risultati scenico-teatrali, tendenti ad un unico obiettivo.

Così si fa il teatro musicale.

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