Cultura e Spettacoli

Teledico

Lungi da noi mettere solo in discussione la necessità del massimo rispetto per Falcone e Borsellino. Però non hanno tutti i torti coloro che non si sono strappate le vesti e non hanno urlato alla scandalo (compreso il magistrato Alfonso Sabella) per le scempiaggini proferite dal cantante siciliano Leonardo Zappalà sui magistrati uccisi dalla Mafia a Realiti su Raidue. Non certo per il contenuto di quanto detto («Come ci piace il dolce ci deve piacere l'amaro... queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze»), frasi di una persona di profonda ignoranza, ma perché bisogna capire il contesto in cui erano inserite. Se un programma si pone l'obiettivo di mostrare brutture e orrori che ci sono nel mondo dei social - e non per nulla si chiama Realiti - deve per forza mostrare tutto quello che trova in quel mondo. Senza dimenticarsi, come ha fatto il conduttore Enrico Lucci, di spiegare al pubblico che sono pensieri orrendi. Inoltre, il tutto era condito chiaramente da un'atmosfera ironica e surreale. Ma avendo urtato (giustamente) la sensibilità dei familiari dei magistrati, si è scatenato l'inferno. Il vero problema della prima puntata di Realiti è che non si capiva nulla del programma: cos'era e dove andava a parare. E questo ha contribuito a creare anche l'incomprensione sulla presenza di questi personaggi. Non per nulla già mercoledì, alla seconda puntata, il programma aveva una struttura più chiara e comprensibile. E anche lo spostamento in seconda serata - che ha un pubblico diverso - crea un clima favorevole.

Ora si vedrà se riuscirà a migliorare il basso livello di ascolti.

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