Cultura e Spettacoli

Una terza donna accusa Polanski: "Mi violentò quando avevo sedici anni"

Il fatto è degli anni '70. «Parlo ora perché la Geimer ha voluto chiudere il suo caso»

Una terza donna accusa Polanski: "Mi violentò quando avevo sedici anni"

Lei perdona, io no. E Robin M., questo l'unico nome noto della donna che a Ferragosto ha convocato una conferenza stampa a Los Angeles per accusare di violenza sessuale Roman Polanski, esce dall'ombra. Se Samantha Geimer, quarant'anni dopo essere stata stuprata, 13enne, dal regista di Rosemary's Baby, ha chiesto alla giustizia americana di porre fine alla vicenda giudiziaria che l'ha messa sotto i riflettori, questa terza donna violata nel 2010 toccò a Charlotte Lewis denunciare gli abusi subiti quando era sedicenne dal cineasta franco-polacco non resterà in silenzio. Assistita dall'avvocatessa Gloria Alfred, che ha seguito anche il caso della Lewis, la 59enne ha denunciato d'essere stata aggredita sessualmente da Polanski nel 1973, quando aveva 16 anni. «Il giorno dopo ho detto a un amico quel che mi aveva fatto Roman Polanski, ma decisi di tacere perché non volevo che mio padre facesse qualcosa che l'avrebbe mandato in prigione per il resto dei suoi giorni», ha dichiarato la nuova accusatrice dell'autore di Chinatown, specificando di parlare soltanto ora «in modo che Samantha e il mondo sappiano che lei non è stata l'unica minorenne aggredita da Polanski».

E c'è ancora la California permissiva degli anni Settanta sullo sfondo d'una vicenda che viene alla luce soltanto oggi, perché non esista diritto all'oblio per il regista incriminato: da Brooke Shields che posava nuda a 10 anni a Jodie Foster che, a 12 anni, faceva la prostituta in Taxi Driver, si delinea un contesto in cui agli uomini famosi o potenti pareva di potersi permettere di tutto. All'epoca, insomma, non si guardava a una 13enne come a una bambina, ma come a un simbolo erotico. Il termine «predatore sessuale» non si conosceva nemmeno.

Avvenne così che Samantha Geimer, lasciata dalla madre sola in piscina, nella villa di Jack Nicholson (lui assente) sulle colline di Hollywood, tra champagne e stupefacenti, venisse sodomizzata. Senza consenso. La storia, così come s'è svolta, è stata raccontata dalla Geimer, che oggi, moglie e madre, vive alle Hawaii, nel libro autobiografico La fille (Plon Edition). Per un dossier che si chiude, però, un altro si apre per il cineasta che, domani, compirà 84 anni. E che, nel 1977, avendo riconosciuto d'aver fatto sesso illegale con una minorenne, ottenne un accordo giuridico: 48 giorni di carcere e un test psicologico. Poi, la libertà, quindi la fuga per la paura che il giudice cambiasse idea e lo rimettesse in carcere nel 1978, in Francia. Dove vive con la moglie, l'attrice Emmanuelle Seigner, che gli ha dato due figli. E tutte le vicende giudiziarie che lo inseguono da quarant'anni.

E che non sembrano destinate a chiudersi.

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