Cultura e Spettacoli

Un thriller atipico coi ragazzi «terribili»

di Sébastien Marnier con Laurent Lafitte, Emmanuelle Bercot, Gringe, Grégory Montel

Che l'Ultima ora non sia un film tradizionale, lo si intuisce subito dalla sequenza iniziale, ambientata in una classe di studenti dotati, dove, durante un compito in classe, un professore di lettere sale sul davanzale e si butta nel cortile, tentando il suicidio. Al suo posto, come supplente, viene mandato Pierre (Laurent Lafitte), aspirante scrittore di un libro, mai concluso, su Kafka e dalla vita in sospeso. L'uomo capisce subito che quelli di fronte a lui non sono solo alunni sopra la media, ma anche bizzarri soggetti, capaci di tacitarlo a suon di norme, regole. Senza peli sulla lingua, hanno poca fiducia in uno che, alla sua età, è ancora un supplente. Il prof è ossessionato, in particolare, da sei di loro, che vengono bullizzati nella scuola, proprio per la loro intelligenza; ragazzi dallo sguardo freddo, apatico, superiore, capace sempre di farti sentire a disagio. Non è solo quello: Pierre si sente attratto da questi ragazzi, li spia, scoprendo che, in realtà, il sestetto si ritrova in una cava per dar vita a prove estreme di coraggio, al limite del dolore, filmandosi. Per dire, si mettono un sacchetto di plastica in testa e vengono buttati in piscina, si fanno prendere a pugni dagli altri cinque, si lasciano andare nel vuoto sorretti solo dalla mano di uno di loro. Pierre scopre il nascondiglio dei loro dvd con le riprese e inizia a capire che i sei amici stanno preparando qualcosa di grosso. Un attentato? Ci vogliono le prove. Di certo, è qualcosa che ha a che fare con l'ambiente, l'inquinamento, i «mali del mondo». Intanto, gli sparisce il pc con la bozza del suo libro e arrivano misteriose telefonate al suo cellulare. Tratto da un romanzo pubblicato nel 2002, figlio, in un certo senso, dell'11 settembre, L'ultima ora è, in realtà, un film molto attuale, se non fosse altro per la vicenda Greta Thunberg riguardante proprio l'ambiente. Il messaggio che sembra derivare dalla pellicola, pessimistica, è che, in fondo, tocca agli adulti avere la pazienza di capire le sofferenze, spesso espresse in maniera sbagliata, di chi, più giovane, si sente già senza speranza.

Un thriller avvincente, sorprendente, mai banale.

Commenti