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Rino Cammilleri, un thriller fra massoneria e Vaticano

Rino Cammilleri, un thriller fra massoneria e Vaticano

Pochi mesi dopo la sua incoronazione, papa Pio IX, il 9 novembre 1846, promulgò l'enciclica Qui pluribus che costituì una prima mazzata verso il nemico numero uno della chiesa cattolica, la massoneria. E il lungo pontificato di Mastai fu colmo di magistero antimassonico: «Abominevoli sette di perdizione», le definì nella Quibus quantisque del 1849, «fondate in vari tempi dai fabbricatori di menzogna, seguaci di perverse dottrine, per istillare più incisivamente negli animi i loro deliri, sistemi e trame, corrompere i cuori dei semplici ed aprire un'ampia via a commettere impunemente ogni sorta di scelleratezze». E ancora, l'8 dicembre 1864 fu la volta dell'enciclica Quanta cura e del Sillabo: Pio IX condannò senza mezze misure la filosofia illuminista e relativista e, soprattutto, quelle «pestilenze» tra le quali, dopo comunismo e socialismo, inserì la massoneria. La feroce lotta antimassonica dell'ultimo Papa Re culminò il 21 novembre 1873 con l'enciclica Etsi multa nella quale Mastai definì le sette massoniche la «sinagoga di Satana».

Non c'è da stupirsi, dunque, se l'inimicizia tra il cattolicesimo e la massoneria rappresenti l'innesto del thriller Immortale odium (Gondolin, pagg. 418, euro 19) di Rino Cammilleri. Il titolo trae spunto da un fatto storico: la traslazione delle spoglie di Pio IX, nella notte del 13 luglio 1881, da San Pietro a San Lorenzo fuori le Mura. In quella circostanza un gruppo di facinorosi anticattolici e filomassonici tentò di attaccare il corteo funebre per gettare la salma del Pontefice nelle acque del Tevere: «Immortale odium et numquam sanabile vulnus», odio immortale e ferita mai sanabile, fu l'iscrizione incisa nella medaglia coniata in onore di quegli attentatori. Da qui parte il plot di Cammilleri che, come Chesterton fa con padre Brown, arruola il sacerdote-detective don Gaetano Alicate, e la sua «fedelissima spalla» don Nicola, nelle indagini sull'uccisione di tutti quanti possedessero quella medaglia.

Un libro doppiamente meritorio: per la piacevole prosa e l'appassionante intrigo che non stancano mai, da un lato, e il lodevole tentativo, dall'altro (e qui emerge il Cammilleri apologeta), di scoperchiare una fettina di storia che il pensiero dominante politicamente corretto, molto spesso, oscura.

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