Cultura e Spettacoli

Un thriller politico che è pura adrenalina

di Rodrigo Sorogoyen con Antonio de la Torre, Monica Lopez, José María Pou

Ha vinto qualcosa come sette premi Goya, l'equivalente spagnolo dei nostri David. E non in categorie da poco, visto che ha trionfato come regia, attore protagonista e non protagonista, sceneggiatura originale, colonna sonora, montaggio e sonoro. Non che questo sia sinonimo automatico di qualità, ma, in questo caso, non ci sono dubbi in merito. Il Regno è realmente un gran bel film, un thriller dalle mille sfumature, un noir adrenalinico che regala continui colpi di scena, con lo spettatore immedesimato nel tentativo del protagonista, il politico Manuel López-Vidal, di cavarsela da una situazione per lui sempre più scabrosa. Vidal è, infatti, un dirigente regionale di un partito spagnolo (che non viene rivelato, come a dire che sono tutti uguali) a cui la vita sorride. La sua rincorsa in alto sembra irrefrenabile e moglie e figlia lo adorano. Ecco, però, che, all'improvviso, crolla tutto. Vengono rese pubbliche delle intercettazioni che lo coinvolgono in un giro di corruzione di cui sembra essere lui il vero regista. Ovviamente, dalla polvere alle stelle. Gli amici e i compagni di partito che prima lo ossequiavano, ora lo hanno scaricato, cercando di evitarlo. I media lo braccano e la moglie sembra aver perso fiducia in lui. Manuel non ci sta. Siccome sa che non è stato l'unico a muoversi al di fuori delle regole, inizia a minacciare tutti di parlare, di rivelare nomi e cifre, scandali e illeciti. Naturalmente, più facile a dirsi che a farsi, quando gli altri si coalizzano per mandarti definitivamente a picco. Una bella denuncia di cosa sia la politica oggi, indipendentemente dal Paese. Il bene comune è uno slogan utile per le elezioni e poi diventa tutto affare privato. La regia, adrenalinica, di Sorogoyen si esalta tra litigi, minacce, inseguimenti d'auto, doppi giochi, ricatti, tradimenti, legati da un'unica verità: se cade il re, si difende il regno. Non si è mai dalla parte del protagonista, ma si assiste, indignati, a questo teatrino dove il cittadino è l'ultimo a contare e il cui pensiero è ben rappresentato da un faccia a faccia condotto dalla giornalista Amaia Marín.

Strepitoso il protagonista Antonio de la Torre.

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